Era uscito pochi giorni dopo il 60esimo compleanno di Maradona il singolo El Diez di Alessandro Stellano, musicista partenopeo trapiantato a Melbourne e co-fondatore di MUSA, un progetto di promozione della cultura italiana che prende vita tra i banchi di scuola e sui palchi australiani.
La canzone dedicata a Diego è il secondo singolo che anticipa il suo secondo album instrumentale da solista, Round Tour, in uscita il prossimo 11 dicembre. “La presentazione del brano era già slittata a causa della pandemia e ora mi trovo in una situazione emotivamente conflittuale perché temo che alcune persone, soprattutto sui social media, potrebbero accusarmi di sciacallaggio. È qualcosa che mi devasterebbe perché Maradona è davvero come un membro di famiglia”, racconta con candore il bassista napoletano.
Classe 1985, Stellano è cresciuto in una famiglia dove le due grandi passioni erano il calcio e la musica. “Per me Maradona è stato un’icona ancor prima di Babbo Natale e i miei primi ricordi sono quasi tutti costellati da aneddoti su di lui. Ho un fratello e una sorella più grandi di me che hanno vissuto in pieno il fenomeno. D’altronde anche le generazioni successive continuano a idolatrarlo come fosse un dio. A Napoli non è mai finita la sua epopea: ci sono santini, foto e murales in ogni angolo di strada”. Un affetto senza limiti, quello di tutta una città verso il campione planetario con la maglia numero 10, che ha anche contribuito a trasformarlo in un dio-uomo pieno di contraddizioni.
“La bellezza di un personaggio della caratura di Maradona è che è transculturale. Con lui si toccano degli argomenti importanti: basti pensare ai suoi incontri politici con Fidel Castro e altri leader progressisti e anti-imperialisti in Sud America. Forse l’unica icona sportiva della stessa caratura, che è andata oltre i confini del solo sport è Muhammad Ali”, aggiunge Stellano, lamentando la scomparsa di Maradona anche nella prospettiva più ampia di un periodo di rivalsa sociale partenopea su cui ora il sipario si è forse chiuso per sempre. “Particolarmente per la generazione nata negli anni ‘80, era l’ultimo riferimento culturale del cosiddetto ‘nuovo rinascimento napoletano’, dopo le morti di Massimo Troisi, Pino Daniele e Luciano De Crescenzo: erano tutti personaggi che in qualche modo comunicavano tra loro”.
Laureato in etnomusicologia, Stellano ha collaborato con artisti quali Il Balletto di Bronzo, l’Orchestra Sinfonica di Sanremo della RAI, Noemi, Roberto Vecchioni, Gianni Leone, Simona Molinari, PFM, Francesco Boccia e molti altri, ma è stato forse l’incontro con il sassofonista argentino Javier Girotto a gettare il seme per la stesura musicale di El Diez. “Anche lui nutriva una fede religiosa per Maradona e mi ha lasciato tante suggestioni sonore ed emotive: un’esperienza che ho poi tradotto in musica”.
Uno scambio interculturale che è anche il filo conduttore dell’intero album, non a caso intitolato Round Trip. “Ogni brano è il racconto in musica di esperienze, anche immaginarie, dei miei viaggi. Al disco hanno collaborato musicisti con strumenti di varie tradizioni, dall’Africa al Medio Oriente. L’idea era quella di un concept album che evochi quella speranza di scoprire qualcosa di nuovo quando stiamo per visitare un paese sconosciuto”.