È stata a lungo meta esclusiva di migliaia di migranti italiani e ancora oggi la Mornington Peninsula è tra le destinazioni più amate per una vacanza al mare, per le sue dolci colline, le cantine, le sorgenti termali naturali e soprattutto la quiete tra le spiagge oceaniche e selvagge da un lato e le onde tranquille della baia dall’altro.

Fin dalla prima ondata migratoria negli anni ’50, la zona ha attratto centinaia di migliaia di villeggianti originari del Bel Paese, all’affannosa ricerca del verde della propria terra e della brezza marina che mai hanno dimenticato. Un esodo interno che puntualmente si ripeteva ogni anno con l’inizio delle vacanze scolastiche: dai sobborghi dell’area metropolitana di Melbourne fino a Mornington, Sorrento, Dromana, Rosebud, Rye, a poco più di un’ora di distanza in auto.

Gabriella Favretto, nata a Melbourne da genitori triestini emigrati in Australia, ricorda ancora oggi quei giorni in cui sul lungomare di Safety Beach si parlava soltanto in italiano.

“L’aspetto più straordinario era la mescolanza caotica di tutti i dialetti, perché ognuno si esprimeva nella lingua della propria Regione d’appartenenza”, ha raccontato.

I suoi genitori, Mino e Ilaria Favretto, oggi stimati membri della comunità triestina locale, acquistarono un appezzamento “dalla terra molto scura ed estremamente fertile” nei pressi di Dromana insieme ad altre tre famiglie.

Dopo qualche anno, gli amici cedettero la loro parte e i due coniugi, insieme ai loro cinque figli – Robert, Frank, Gabriella, Sandra e David – si ritrovarono a possedere un’intera abitazione in cui provare a dar vita a nuovi ricordi.

“La casa non era molto grande, ma mio padre costruì un bungalow in giardino per creare spazio; purtroppo è andato a fuoco durante un incendio – ha continuato Gabriella –. Trascorrevamo sempre il Natale a Reservoir, dove abitavamo, e poi ci spostavamo sulla Mornington Peninsula per le vacanze estive, proprio come di solito si fa in Italia. Era ogni volta un’avventura e per mia mamma una sfida immensa dover organizzare sette valigie e tutto il necessario per la casa”.

“Ricordo un viaggio di ritorno a Melbourne, alla fine dell’estate, in cui ci capitò di avere una ruota bucata; impiegammo ore a svuotare l’automobile, affinché nostro padre potesse sostituire la gomma, e a riempirla di nuovo di tutte le borse che avevamo!”.

Una vita parallela quella in riva al mare, certamente lontana dal caos della città. Gli italiani trascorrevano le giornate a pescare, a chiacchierare in spiaggia o a giocare a carte, briscola e scopa, nei giardini delle proprie abitazioni.

“Si pescava e poi si mangiava il brodetto di pesce e le vongole freschissime che raccoglievamo infilando le mani nella sabbia. E poi, di sera, tante passeggiate sul lungomare, mentre nostro padre provava a insegnarci le parole di decine di canzoni italiane come La barchetta in mezzo al mar, oppure si andava al ‘Dromana Drive-In’. Giocavamo anche a tombola, ricordo che utilizzavamo le conchiglie raccolte sulla spiaggia per coprire i numeri sulle cartelle da gioco; ancora oggi le conserviamo a casa in un piccolo contenitore”.

Nonostante il tempo scorra inesorabile, la famiglia Favretto continua ogni anno a rispettare l’appuntamento estivo e a riabbracciarsi nella casa al mare che ha ormai per tutti un inestimabile valore affettivo.

“La nostra è una famiglia di navigatori e pescatori quindi è essenziale vivere vicino al mare. Inoltre, per i miei genitori, come per tutti i triestini, l’area aveva svariate sfumature tipiche della meravigliosa costa adriatica dove erano cresciuti – ha continuato Favretto –. Mio fratello Robert si è trasferito proprio a Mornington, così come molti nostri amici. E anche se oggi risulta più difficile trovare un po’ di spazio sulla spiaggia d’estate, è sempre bello ritornarvi per continuare ad apprezzare il posto che ha allietato la nostra infanzia”.