BUENOS AIRES - A poche settimane dalla chiusura delle liste, il leader della coalizione di estrema destra La libertad avanza, Javier Milei, pronto per finalizzare la presentazione del suo candidato a governatore per la Provincia di Buenos Aires, un distretto chiave per chiunque voglia essere competitivo in proiezione elezioni presidenziali.
Le previsioni dicono che il candidato governatore potrebbe essere Guillermo Britos, sindaco di Chivilcoy, nella provincia di Buenos Aires. “Stiamo lavorando per ufficializzarlo”, ha detto Milei. Britos è stato commissario di polizia per 30 anni e “ha due proiettili in corpo per aver combattuto contro i criminali, un professionista”, lo definisce così il leader di estrema destra. Una considerazione in linea con le posizioni di Milei in termini di sicurezza e ordine pubblico.
Javier Milei, economista e membro del Congresso che aspira a diventare presidente dell’Argentina, si presenta come un outsider che vuole combattere “la casta”: fino al 2021, anno in cui si è insediato come deputato nazionale, aveva sempre lavorato nel settore privato. Ha già confermato chi sarà la candidata alla vicepresidenza del suo partito: Victoria Villarruel, attualmente deputata, nota per il suo “negazionismo” rispetto ai crimini dell’ultima dittatura militare.
Con un approccio dialettico molto diretto e spesso antisistema, nei mesi scorsi Milei ha suggerito addirittura di legalizzare la vendita di organi umani, privatizzare l’istruzione pubblica ed eliminare la Banca centrale.
Milei accusa Juntos por el cambio (JxC), il Frente de todos (FdT) e il peronismo di appartenere alla “casta politica” che ha governato “negli ultimi 70 anni”. Il candidato di estrema destra si pone come colui che possa rompere lo status quo, convinto che la macchina dello Stato sia responsabile dell’impoverimento della classe media.
“Il voto di [quelli che votano] Milei nasce spesso dall’idea ‘questo deve finire, una sorta di ‘che se ne vadano tutti a casa’”, ha spiegato il sociologo e antropologo Pablo Semán in un’intervista alla radio argentina El Destape.
“La prima cosa che mi ha fatto innamorare del capitalismo e della libertà è che servono a fare uscire le persone dalla povertà” la posizione di Milei, che sostiene che sia necessario andare “contro il governo e restringere lo Stato” e, addirittura, che le tasse “sono una rapina”. Sul fronte dell’economia è convinto che l’Argentina debba “dollarizzare” l’economia. Un punto molto criticato da Cristina Fernández de Kirchner, che ha assicurato che “la falsa dollarizzazione” imposta negli anni ‘90 (riferendosi al piano di convertibilità che equiparava il valore del peso argentino al dollaro) ha generato la peggiore crisi economica che l’Argentina abbia mai sofferto nel 2001. Intanto, Horacio Rodriguez Larreta, governatore della città di Buenos Aires e rappresentante del partito Pro all’interno della coalizione JxC, ha sostenuto che “se dollarizzi, soltanto chi ha dollari a Miami diventerebbe ricco perché il valore del dollaro aumenterebbe di ben sei volte”.
Invece l’ala dura del Pro, rappresentata da Patricia Bullrich, ha mostrato interesse a fare un’alleanza con Milei. Ma il leader di La libertad avanza ha detto che la coalizione di destra “è un fallimento”. Inoltre, ha affermato che, se facesse un’alleanza con quel partito, sarebbe “funzionale al sistema kirchnerista perché tutti gli anti-kirchnerismo sarebbe dalla stessa parte, e loro riusciranno al secondo posto alle elezioni”.
Negli ultimi elezioni, la maggioranza dei voti (circa il 90 per cento) sono stati suddivisi tra Pro e FdT.
Quest’anno, tuttavia, lo scenario sembra essere diverso: sembrerebbe infatti sempre più una elezione dove possa avere un ruolo una “terza parte”. Questa potrebbe essere rappresentata proprio dall’estrema destra e il timore di JxC e il Fdt è di non riuscire a essere i primi due e non potere entrare nel ballottaggio.