BRUXELLES - “Troppo complesso, poco trasparente e poco prevedibile”: con queste parole il documento elaborato dalla Commissione europea e presentato ufficialmente la settimana scorsa lancia la consultazione tra gli Stati membri e le parti sociali sulla riforma della governance economica della Ue e del Patto di stabilità.
Il 2020 sarà dunque l’anno cruciale in cui l’impostazione fino ad oggi intrapresa dalle istituzioni europee verrà sottoposta a verifica, in uno sforzo congiunto durante il quale a Bruxelles saranno chiamati a confrontarsi Consiglio e Parlamento europei, parlamenti nazionali, banche centrali, corpi sociali, istituzioni accademiche.
Che il percorso intrapreso sia arduo e difficoltoso però non è un mistero per nessuno e le differenze  di visione sostanziali tra le varie nazioni, con l’Italia e i Paesi mediterranei da una parte e la Germania il blocco centro settentrionale dall’altra, è già emerso nel diverso approccio delle due figure di riferimento alla presentazione della consultazione.
Da una parte il commissario europeo Paolo Gentiloni ha fatto intendere che tra le finalità dell’Ue c’è quello di superare le rigidità delle regole di austerità. Sebbene quindi “la stabilità resti un obiettivo – ha detto Gentiloni –, dobbiamo consentire politiche anti-cicliche” e “serve sostegno alla crescita e alla mobilitazione di enormi investimenti per combattere i cambiamenti climatici“. Investimenti, ha sottolineato l’ex premier italiano, che non possono essere “preclusi ai Paesi che hanno un debito elevato”.
Di tenore molto diverso sono state invece le parole del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis che ha la delega all’economia. Rappresentante dei cosiddetti 
“falchi”, per Dombrovskis, “le regole fiscali sono essenziali per la stabilità delle economie dell’area euro” e “vitali per la fiducia tra gli Stati membri nel processo di rafforzamento dell’unione economica e monetaria”. 
Secondo i fautori dell’austerità dunque il problema principale è stata la comunicazione, perché conclude Dombrovskis, le regole “oggi sono percepite come troppo complesse e difficili da comunicare”, l’obiettivo della consultazione è dunque non stravolgere, ma “razionalizzare le regole e renderle più efficaci”.
A Bruxelles, per l’inizio di questa importante discussione sulla riforma del Patto di stabilità, era presente anche il premier italiano Giuseppe Conte, che non poteva mancare nel dare il proprio sostegno a Paolo Gentiloni e per essere presente presidente del Consiglio è volato a Bruxelles direttamente da Londra.
Nella capitale britannica Conte ha partecipato a un evento legato alla Cop 26, la conferenza dell’Onu sul clima che la Gran Bretagna organizza in partnership con l’Italia, ma soprattutto ha avuto un lungo bilaterale con il premier britannico Boris Johnson. Tra le questioni che premono al presidente italiano, il primo dopo l’ufficializzazione della Brexit ad incontrarsi con il primo ministro inglese, c’è quella di capire in che modo saranno tutelate le centinaia di migliaia (forse addirittura 700mila) di giovani italiani che in questi anni sono emigrati nel Regno Unito.