BUCAREST - Il candidato dell’estrema destra filorussa si è imposto a sorpresa lunedì al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania, estromettendo il premier uscente, più vicino a posizioni filoeuropee, dalla corsa allo scranno del governo di Bucarest. Il risultato finale può essere definito come un vero terremoto politico per il Paese di 19 milioni di abitanti, membro della NATO, che finora ha resistito agli appelli nazionalisti e populisti, distinguendosi dai vicini di casa più esposti come Ungheria e Slovacchia.
Il leader dell’estrema destra Calin Georgescu è in pole position, con il 22,94% dei voti, seguito da un’altra outsider, la poco conosciuta Elena Lasconi, sindaco di centro-destra di una piccola città. Il primo ministro Marcel Ciolacu si è piazzato al terzo posto con il 19,15% quando lo spoglio è arrivato al 99% delle schede scrutinate. L’eliminazione del premier dal ballottaggio dell’8 dicembre è ormai evidente.
Gli exit poll avevano inizialmente mostrato il premier con un comodo vantaggio e messo un altro candidato di estrema destra, George Simion, al secondo posto. Georgescu è salito alla ribalta negli ultimi giorni con una campagna virale su TikTok che chiedeva la fine degli aiuti all’Ucraina. Ha anche espresso un certo scetticismo sull’adesione della Romania alla NATO. “Questa notte, il popolo rumeno ha gridato per la pace. E ha gridato molto forte, estremamente forte”, ha dichiarato domenica scorsa.
La posta in gioco è alta per la Romania, che ha un confine di 650 chilometri con l’Ucraina ed è diventata più importante dall’invasione della Russia nel 2022. La nazione del Mar Nero ora assume, infatti, un “ruolo strategico vitale” per la Nato, poiché è una base per più di 5mila soldati e per il transito del grano ucraino, ha affermato il think tank “New Strategy Center”.
“L’estrema destra è di gran lunga il grande vincitore di queste elezioni”, ha dichiarato all’Afp il politologo Cristian Pirvulescu, commentando come questo risultato abbia scosso l’opinione pubblica. Il portavoce Dmitry Peskov ha detto che il Cremlino non sa molto di Georgescu: “Non posso dire che conosciamo bene la visione del mondo di questo candidato, per quanto riguarda le relazioni con il nostro Paese”.
Il partito socialdemocratico di Ciolacu ha guidato la politica rumena per più di tre decenni. Ma con le crescenti preoccupazioni per l’inflazione e la guerra nella vicina Ucraina, l’estrema destra ha guadagnato sempre più terreno in vista delle elezioni. Ora toccherà al ballottaggio definire quale sarà la strada che la Romania ha deciso di intraprendere per il suo prossimo futuro.