ISLAMABAD - Il Pakistan ha siglato un accordo senza precedenti per la fornitura di equipaggiamento militare all’Esercito nazionale libico (Lna) guidato dal generale Khalifa Haftar. L’intesa, del valore stimato di oltre 4 miliardi di dollari, rappresenta una delle più grandi operazioni di export della difesa mai realizzate da Islamabad, ma solleva pesanti interrogativi sul rispetto dell’embargo sulle armi imposto dall’Onu alla Libia.
Secondo quanto rivelato da Reuters, che cita funzionari pakistani coperti da anonimato, l’accordo sarebbe stato suggellato la scorsa settimana a Bengasi durante un incontro tra il generale Haftar e il capo dell’esercito pakistano, il maresciallo Asim Munir.
La bozza dell’intesa prevede una fornitura massiccia nell’arco di 30 mesi, che include: 16 caccia JF-17 (sviluppati in collaborazione con la Cina) e 12 aerei da addestramento Super Mushshak, oltre a corazzati ed equipaggiamento navale.
Il canale ufficiale dell’Lna, Al-Hadath, ha confermato la firma di un patto che prevede anche addestramento congiunto e progetti di produzione militare.
Dal 2011 la Libia è teoricamente soggetta a un rigido embargo sulle armi che richiede l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza Onu per qualsiasi trasferimento. Tuttavia, il patto tra Islamabad e Bengasi sembra ignorare tali restrizioni.
In un rapporto del dicembre 2024, le Nazioni Unite hanno definito l’embargo “totalmente inefficace”, denunciando come numerosi Stati continuino ad alimentare il conflitto libico. Il Pakistan, dal canto suo, mira a posizionarsi come fornitore alternativo ai canali occidentali, promuovendo il caccia JF-17 come un velivolo multiruolo ad alte prestazioni ma a costi contenuti.
Per il Pakistan, questo accordo non è solo economico ma profondamente geopolitico. Durante la sua visita, il generale Munir ha citato le recenti prestazioni dell’aeronautica pakistana contro l’India come prova della qualità dei propri sistemi d’arma: “Abbiamo dimostrato al mondo le nostre capacità avanzate”, ha dichiarato.
Questa operazione non rappresenta soltanto un successo commerciale, ma una vera e propria svolta geopolitica per Islamabad. Con la firma del contratto, il Pakistan pianta infatti una bandiera strategica nel cuore del Nord Africa, stabilendo una testa di ponte fondamentale in un’area vitale per il controllo delle rotte mediterranee e delle risorse petrolifere.
Allo stesso tempo, l’accordo sancisce la maturità dell’industria bellica pakistana: muovendosi al di fuori dei blocchi tradizionali di fornitura, Islamabad consolida la propria autonomia industriale, dimostrando di poter competere sui mercati globali con tecnologie indipendenti dai vincoli occidentali.
Infine, l’intesa proietta il Pakistan direttamente nel grande risiko libico. Entrando a pieno titolo nella competizione internazionale per l’influenza sulla Libia, Islamabad si siede al tavolo delle grandi potenze - come Russia, Turchia ed Egitto - che da anni si contendono il controllo e il futuro del Paese nordafricano.