La forma dell’acqua
Pino Catalano e Saro Montaperto, due geometri che per necessità fanno il lavoro di munnizzari in una zona malfamata, la mànnara, consueto luogo di ritrovo di prostitute, trovano all’interno di un’automobile il cadavere di un uomo con gli abiti discinti che essi conoscono bene, essendo un noto esponente politico locale: l’ingegner Luparello.
Il giro di boa
Montalbano, sconcertato dai comportamenti della polizia e dalla politica italiana in merito ai fatti del G8 di Genova, prende la decisione di dimettersi dalla sua carica, anche se i suoi colleghi disapprovano la cosa. Nel frattempo però si impiglia in un nuovo caso: trova un cadavere mentre fa la consueta nuotata nelle acque di Marinella.
La luna di carta
Non è un caso che Montalbano faccia riaffiorare nei suoi pensieri i ricordi dell’infanzia, come quello del padre che per prenderlo in giro gli raccontava della luna di carta. Intanto si manifesta una serie di morti di importanti personaggi e di politici che Montalbano scoprirà essere dovute a dosi di cocaina tagliata male.
Le ali della sfinge
È un periodo “tinto” quello che sta attraversando Montalbano soprattutto per i rapporti, sempre telefonicamente tempestosi, con la pluriennale fidanzata Livia, verso cui ha d’altra parte da farsi perdonare il tradimento inconfessato con la bella gemella nel precedente romanzo. Anche il suo lavoro contribuisce a renderlo “nirbuso”: al suo commissariato manca persino la benzina per le auto di servizio.
La pista di sabbia
Un mattino Montalbano si sveglia e trova un cavallo morto ammazzato sulla spiaggia di fronte alla sua casa di Marinella. Prima di poter far prelevare la carcassa, il cavallo viene misteriosamente rimosso da sconosciuti. Più tardi la signora Rachele Esterman si reca in commissariato per denunciare il furto del suo cavallo sauro, che aveva affidato alla scuderia di Saverio Lo Duca. La signora si trova in Sicilia per partecipare ad una gara ippica che si svolge annualmente a Fiacca.
Il campo del vasaio
Questa volta a svegliare Montalbano non è il solito Catarella, ma un insistente bussare alla porta di casa. Infuriato per il sonno interrotto, non riesce a trovare i vestiti e va ad aprire completamente nudo, trovandosi di fronte il questore Bonetti-Alderighi che, disperato e piangente, chiede di nascondersi in casa sua. Montalbano si convince che il questore deve essere impazzito tanto più quando gli annuncia che la mafia ha preso il potere politico.
L’età del dubbio
Montalbano fa un sogno insieme tragico e ridicolo ma che rivela come i due pensieri fissi degli ultimi anni lo accompagnino anche nel sonno: l’idea della morte e la sua relazione con Livia. Nel sogno si sta svolgendo il suo funerale; glielo annuncia Catarella, a cui di solito è affidata questa comunicazione funebre dei morti ammazzati.
La danza del gabbiano
Un Montalbano disilluso, sempre più vecchio nell’animo più che nel corpo, deve affrontare la sparizione di un amico: l’ispettore Fazio. Ancora una volta la nottata è stata “tinta”: il commissario ha deciso di lasciar perdere di tentare di dormire e si è alzato che è appena l’alba quando la sua attenzione viene colta da un gabbiano morente sulla spiaggia.
La caccia al tesoro
Nel commissariato di Vigata non c’è proprio niente da fare. Catarella s’impegna senza speranza nella soluzione di cruciverba e rebus e Montalbano leggicchia un romanzo di Simenon quando è inopinatamente costretto a recitare la parte alla Bruce Willis in un film americano. In un vecchio palazzo abitato da due anziani bigotti, i fratelli Gregorio e Caterina Palmisano, le cui manie religiose sono ormai arrivate al culmine della pazzia. Il vecchio allucinato si è messo a sparare dalla finestra.
Il sorriso di Angelica
Montalbano, a 58 anni, è ormai preda della paura della vecchiaia incombente ed è forse per questo che si abbandona ad una passione fisica per una giovane e spregiudicata donna. Il commissario, preso dalla voglia di giovinezza, tradisce per la prima volta, volontariamente e senza gli scrupoli che aveva in passato, la sua eterna fidanzata Livia della quale sospetta un tradimento.
Il gioco degli specchi
Tutto nella norma nella vita di Montalbano, quasi noiosa, se non fosse che nel villino, da tempo sfitto, vicino al suo non fossero venuti ad abitare i coniugi Lombardo: il marito, rappresentante di computer, sempre in viaggio, e la moglie, un’avvenente signora che tra le sue distrazioni sembra voler includere il commissario.
Una lama di luce
A Lampedusa è avvenuto un altro disastroso sbarco di migliaia di immigrati tunisini. La gravità della situazione sull’isola è tale che il Ministro dell’Interno ha deciso di recarsi personalmente sul luogo e, nel viaggio, di fare tappa a Vigata. Montalbano, saputa la notizia, secondo il suo carattere che lo fa rifuggire dal partecipare a tutte le situazioni politiche istituzionali, pensa bene di rifugiarsi nella nuova galleria d’arte per visitare una mostra.
Una voce di notte
Montalbano non ha nessuna intenzione di farsi rottamare né da forze politiche compromesse con la mafia, né da giudici impauriti, né da mass media televisivi che lo attaccano sobillando l’opinione pubblica contro di lui. Guido Borsellino, direttore di un supermercato di Vigata di proprietà di una società che fa capo all’onorevole Mongibello, dopo un furto al supermercato viene trovato impiccato nel suo ufficio.
Un covo di vipere
Il sonno di Montalbano è interrotto alle prime luci dell’alba ma questa volta non è la solita telefonata di Catarella, centralinista del commissariato di Vigata, che concitatamente e nella strampalata lingua sua propria, annuncia al commissario il ritrovamento di un morto, ma dal vicino cinguettare di un usignolo: un canto insolito per il tempo e il luogo tanto che il commissario incuriosito si alza per vedere l’uccellino e scopre di essersi ingannato.
La piramide di fango
Montalbano si sveglia a causa di un forte temporale. Dopo aver ascoltato le previsioni del tempo, ricorda il sogno che aveva fatto: era in una galleria ed era seguito da un ragazzo il quale riportava una ferita e non riusciva a tenere il suo passo. Intanto l’agente Fazio, chiamandolo sul cellulare, lo informa che è stato trovato in un cantiere un cadavere.
La giostra degli scambi
In una strada deserta, viene aggredita una ragazza, drogata col cloroformio e poi rilasciata illesa; ciò si ripete dopo qualche giorno, e la malcapitata è la nipote di Enzo, il proprietario della trattoria di Vigata prediletta da Montalbano. Un terzo sequestro, questa volta cruento ma non fatale, avviene poco dopo.
L’altro capo del filo
È un periodo di sbarchi sulle coste siciliane e anche il commissariato di Vigàta impegna ogni suo uomo in estenuanti turni notturni per permettere ai migranti di sbarcare ordinatamente e in sicurezza: gli agenti del commissario Montalbano sono stanchi, non dormono da giorni e perfino il candido Catarella dà il suo contributo.
La rete di protezione
Mentre al commissariato di Vigàta regna una calma piatta il paese si trasforma nel concitato set di una fiction di produzione italo-svedese: lo sceneggiato è ambientato negli anni Cinquanta, e il regista chiede ai vigatesi di rintracciare filmini e foto d’epoca per ricreare fedelmente l’aria che si respirava nella Vigàta di allora.
Il metodo Catalanotti
Questa volta l’indagine di Montalbano non si apre con la solita telefonata di Catarella, ma con il vice Mimì Augello che, piombando a casa del commissario in piena notte, gli racconta di aver casualmente trovato un cadavere in un appartamento disabitato durante un suo incontro amoroso.
Il cuoco dell’Alcyon
Giovanni Trincanato sta portando alla rovina il cantiere navale che era di suo padre e un operaio appena licenziato si impicca a uno scafo in costruzione. Trincanato che si scoprirà poi essere inetto, senza scrupoli e interessato solo a donne e gioco, ha parole offensive verso il suicida.