CANBERRA - Ieri, durante la cerimonia di benvenuto alla Parliament House, la senatrice indipendente del Victoria aveva affrontato il re e la regina Camilla, per poi essere allontanata dalla sicurezza.

“Tu non sei il nostro re. Non sei sovrano - aveva gridato Thorpe -. Hai commesso genocidio contro il nostro popolo. Restituiscici la nostra terra. Restituisci ciò che ci hai rubato: le nostre ossa, i nostri teschi, i nostri bambini, il nostro popolo. Hai distrutto la nostra terra. Dacci un trattato. Vogliamo un trattato”.

Oggi, Thorpe ha dichiarato che le sue ripetute richieste scritte di un incontro e di una “conversazione rispettosa” con il monarca sono state sempre ignorate.

“Non mi è stata data questa possibilità, quindi l’ho fatto per il mio popolo, per mia nonna, e volevo far sapere al mondo che abbiamo bisogno di un trattato e che dobbiamo porre fine a questa guerra continua contro i primi popoli di questo paese”, ha detto Thorpe ospite di ABC Radio.

Ribadendo le sue accuse, Thorpe ha affermato che il silenzio del re lo rende complice nel genocidio dei popoli indigeni.

“Perché non dice: mi dispiace per i molti massacri che sono avvenuti in questo paese e di cui i miei antenati e il mio regno sono responsabili?”.

Alla domanda sul giuramento di fedeltà alla corona che ha fatto al momento della sua elezione in Parlamento, la senatrice ha dichiarato di averlo fatto sotto costrizione per adempiere ai suoi doveri. La senatrice ha anche chiesto al Regno Unito di restituire artefatti e resti indigeni sottratti.

La sua protesta ha ricevuto le critiche di molti degli ospiti della funzione di ieri, tra i quali l’ex primo ministro liberale Tony Abbott e Keith Payne, decorato con la Victoria Cross. Il leader dell’opposizione, Peter Dutton, ha definito la protesta un atto di “autopromozione” e ha suggerito che la senatrice dovrebbe prendere in considerazione le dimissioni.

Il governo sta valutando la possibilità di presentare una mozione di censura contro Thorpe nella prossima seduta parlamentare di novembre.