Trent’anni fa c’era da salvarci la pelle.Qualcuno poi ci è riuscito, magari con qualche ammaccatura collezionata nel tempo che altro non fa che ricordarci chi siamo. C’è chi l’ha fatto restando com’era allora e chi prendendo strade diverse. Oppure, la pelle, ancora ce la dobbiamo salvare e i giochi non sono affatto chiusi”.
Luciano Ligabue fa i conti anche con questo, usando il presente e sbirciando il passato per guardare dritto nel futuro, con i racconti del nuovo album, “Dedicato a noi”, in uscita domani, venerdì. “Ho sentito il bisogno di fare i conti con il momento presente - ha raccontato Ligabue - raccontando lo spiazzamento e il mio essere disorientato in questo oggi che stiamo vivendo. Penso sia uno spaesamento condiviso”.
Disillusione si, di chi magari si è formato in quegli anni Settanta quando si doveva salvare il mondo, ma non arrendevolezza. “Ho visto sei decenni - dice lui - e nessuno è iniziato male come questo, tra pandemia, guerra, cambiamenti climatici e catastrofi. Dobbiamo continuare a salvarci la pelle”.
Un album che racconta una collettività che non sa più dove guardare per trovare del bello in cui rifugiarsi, per poi magari trovarlo nelle cose semplici, anche nelle “metà della mela”. “La cronaca nera, i tassi di femminicidi e quella parte di generazione Z che va dallo psicologo confessando di non avere un’idea di futuro e forse nemmeno la voglia. C’è da esserne storditi”.
Da “Così come sei” fino a “Riderai”, passando per “Musica e parole”, “Quel tanto che basta”, “Chissà se Dio si sente solo” e gli altri titoli in scaletta, il Liga abbraccia periodi e spazi temporali differenti, per fare il giro. “La copertina dell’album sembra anche un po’ il gioco dell’oca” dice lui. Forse non è un caso, per il quattordicesimo album di inediti di Ligabue e per la sua venticinquesima uscita discografica in una carriera ultra-trentennale.
“Per darmi delle risposte personali sono andato a sbirciare il passato, per riuscire a mettere fiducia nel futuro. Volevo raccontare quel ‘noi’ che è ancora possibile e del quale voglio fare parte, condividendone i desideri e non rassegnandomi”.
E così, Luciano, è tornato a trovare i protagonisti di “Salviamoci la pelle”, trent’anni dopo, in “Così come sei”. Entrambi cresciuti ma riconoscibili. Lei con il suo vestito rosso delle occasioni importanti e lui con la sua Moto Guzzi, pronti a saltare in sella e ripartire per le colline sopra Reggio Emilia. Amarsi e piacersi come allora, ma in un’altra epoca. Sopravvissuti e forti, graffiati e segnati dal tempo ma ritrovati, coerenti con quello che erano allora.
“Quello che racconto - spiega ancora il Liga - è un ‘noi’ che avevo tirato in ballo già dal primo album. Quelli di ‘Non è tempo per noi’ erano però tempi migliori di questi. Ero più deciso e raccontavo soprattutto il sentirsi fuori dai giochi. Nel ‘noi’ di adesso resto sempre fuori moda e fuori posto ma prendendomi il tempo per capire. Anche per provare a stare dalla stessa parte”.
Un “noi” che arriva a trattare anche dei legami più stretti. L’occasione del nuovo album, per Luciano, è stata quella per lavorare fianco a fianco con il figlio Lenny che si è occupato delle batterie. “Passare tanto tempo insieme in studio - racconta papà Luciano - è stata un’esperienza impagabile. Mio figlio mi ha sentito raccontare ogni intenzione sull’album è ha potuto conoscermi artisticamente e di riflesso umanamente, come non mai. Oggi ci conosciamo meglio”.
Nato a Correggio (Reggio Emilia) il 13 marzo 1960, dopo alcuni suoi brani incisi da altri interpreti, nel 1990 riscuote un immediato successo col primo album “Ligabue”. Il suo linguaggio musicale contiene elementi fortemente innovativi rispetto alla tradizione della canzone d’autore italiana, con sonorità spesso vicine al rock. Tra i suoi album successivi si ricordano: “Lambrusco, coltelli, rose e popcorn” (1991), “Sopravvissuti e sopravviventi” (1993), “A che ora è la fine del mondo” (1994), “Buon compleanno Elvis” (1995), “Su e giù dal palco” (1997), “Il mio nome è mai più” (in collaborazione con Jovanotti e Piero Pelù, 1999), “Missmondo” (1999), “Fuori come va?” (2002), “Nome e cognome” (2005), “Arrivederci, mostro!” (2010), i tre CD live dal titolo “Campovolo 2.0112 (2011), che danno nome anche al film-concerto “Ligabue Campovolo-Il film 3D”, “Mondovisione” (2013), il cofanetto cd+dvd live “Giro del mondo” (2015), contenente 20 brani tra cui quattro inediti, “Made in Italy” (2016) e “Start” (2019).
Liga è inoltre autore della raccolta di racconti “Fuori e dentro il borgo” (1997), dalla quale è tratto il film “Radiofreccia” (1998); tra i suoi lavori letterari vanno citati “La neve se ne frega” (2004), il volume di poesie “Lettere d’amore nel frigo” (2006), le raccolte di racconti “Il rumore dei baci a vuoto” (2012) e “Scusate il disordine” (2016) e il libro autobiografico “È andata così”. “Trent’anni come si deve” (2020) e l’autobiografia “Una storia” (2022). Nel 2018 il cantautore è tornato alla regia cinematografica con la pellicola “Made in Italy”, mentre è del 2020 l’album “7”.
Per tornare a urlare le sue canzoni contro il cielo, Ligabue ripartirà in tour quest’autunno, con partenza dall’Arena di Verona il 9 e 10 ottobre, per poi fare rotta verso i palazzetti delle principali città italiane, da Torino a Reggio Calabria e Messina, passando per Bologna, Brescia, Rimini, Milano, Roma e tante altre, per un nuovo giro d’Italia in musica. Per il futuro Liga ha poi anche un altro desiderio: “Mi piacerebbe tornare all’acustico”.