L’interno dell’ufficio di York Street, nel cuore del Cbd di Sydney, è diventato una vetrina della cultura e della produzione italiana: le lampade, il divano, “persino il vassoio del caffè è un pezzo unico del design Made in Italy”.

Lillo Guarneri, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Sydney, fra pochi giorni lascerà l’Australia, destinazione Roma, dove gli verrà assegnato un nuovo incarico. Ultimato il suo ciclo di quattro anni alla direzione dell’ente di Sydney, è tempo di tracciare un bilancio dell’esperienza australiana che non può, ovviamente, non tenere conto di quanto accaduto negli ultimi anni: pandemia e relative restrizioni. 

“Al di là di quello che può essere il giudizio sul mio lavoro, devo dire che sono contento di questa esperienza ma, soprattutto, sono grato alla comunità italiana e al sistema Italia, che qui a Sydney funziona benissimo, per quello che mi hanno dato in termini di supporto. Ho trovato persone, professionisti, artisti, disponibili a supportare eventi e iniziative. La nostra è una comunità molto solidale e devo dire che dal punto di vista umano me ne vado via molto più ricco di quando sono arrivato”.

Oltre a essere un appassionato di arte e in particolare di architettura, Guarneri è laureato in Giurisprudenza, è avvocato e ha conseguito un master in ‘Politica, economia e cultura della comunità europea’, il suo lavoro a Sydney, infatti, non si è limitato solo all’arte e alla cultura, ma a risolvere alcune questioni datate nel tempo che stavano creando problemi a livello burocratico e finanziario e che non erano mai state affrontate prima. “Quando ero a San Paolo, in Brasile, un politico locale mi diceva che lì tutti vogliono realizzare viadotti e nessuno la metropolitana”.

Il riferimento è chiaro: i primi portano ritorni di immagine immediati mentre per ultimare la via ferrata ci vogliono anni e anni, e nessuno si ricorda di chi ha iniziato i lavori. Però a Sydney, si può dire, che oltre i viadotti, gli eventi, Guarneri si sia dedicato anche alla metropolitana: “Sì, ho affrontato questioni spinose legate al contratto di affitto dei nostri locali, abbiamo dovuto compiere interventi strutturali un po’ qui, un po’ lì, abbiamo registrato l’organizzazione interna. Insomma, ho cercato di risolvere quei problemi che non interessano al pubblico ma che contribuivano a limitare la nostra efficienza come ufficio”. 

Uomo pragmatico oltre che intellettuale. “Non so se sono o meno un intellettuale, ma bisogna uscire da un grande equivoco. I direttori degli Istituti di Cultura sono dei manager che devono amministrare l’ufficio di competenza in tutte i suoi aspetti: finanziario, organizzativo, delle risorse umana etc etc. Non si può essere troppo aulici; la concretezza nel lavoro è essenziale per offrire al pubblico quell’efficienza che tutti si aspettano da un ufficio che rappresenta l’Italia”. 

D’altronde le abilità che gli inglesi definiscono di “problem solving” sono quelle che porteranno il direttore di Sydney, da qui a qualche settimana, a cominciare la sua avventura romana durante la quale gli è stato chiesto di occuparsi, per conto del Ministro, della risoluzione di questione organizzative mai risolte e che dovranno contribuire a migliorare la gestione complessiva della rete degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo, poi: “Non so. Vedremo. Prima devo riconciliarmi con Roma, città con cui a volte ho avuto un rapporto conflittuale, poi capiremo cosa mi riserva il futuro”. Forse una nuova esperienza all’estero che sarebbe la quarta dopo Madrid, San Paolo e, per l’appunto, Sydney. Di certo l’avventura australiana ha offerto al direttore Guarneri un’esperienza singolare e nuova rispetto alle precedenti: la gestione del Covid. “Devo dire che siamo riusciti a essere resilienti e a sfruttare al meglio il potenziale che la tecnologia mette a disposizione per offrire eventi e servizi anche durante il lungo lockdown”.

A qualcosa, però, si è dovuto rinunciare. “Purtroppo, sì. Causa Covid abbiamo dovuto cancellare eventi come il concerto di Zucchero e quello di Mario Biondi”. Ma altri eventi di risonanza internazionale, per fortuna, non sono stati cancellati dal Covid: il recentissimo concerto tributo a Battiato, la presentazione del tour del maestro Riccardo Muti nel 2018, quello della compagnia di danza del Teatro alla Scala di Milano nello stesso anno, e la tappa di Sanremo giovani World Tour nel 2019. “Grandi successi” che hanno visto la collaborazione dell’Istituto con artisti ed enti diversi.

“Sì, in questi anni abbiamo cercato di ampliare quanto più possibile i nostri rapporti con altre istituzioni e organizzazioni che si occupano della promozione della cultura, come i diversi film festival a cui ora annualmente partecipiamo. Ho cercato anche di creare relazioni culturali alternative che, spesso, hanno dato i frutti sperati con artisti ed esponenti della cultura italiani che sono tornati qui inviati da istituzioni diverse dalla nostra, incluse quelle di altri Paesi. Questo, per me, è un successo perché ho sempre creduto che la cultura sia un grande strumento di unione e di pace, il lievito che fa crescere le nostre comunità, la società e noi stessi”.

E a proposito di cultura, il direttore Guarneri ha una passione che si porta avanti fin da bambino: “Quando andavo in giro con mio padre, in altre città, giravo musei e monumenti da solo”. E l’architettura in particolare è pezzo forte della casa: “Diciamo che dopo essermi ambientato in un posto posso datare qualsiasi edificio con la precisione di circa 20 anni”. E a Sydney? “Beh, è un po’ più semplice. Diciamo che la forbice si riduce a 10 anni”.

Padre di quattro figli, Guarneri ha avuto un rapporto speciale con i giovani aprendo le porte dell’Istituto di Sydney a promettenti artisti ancora non affermati e supportando associazioni giovanili del New South Wales. “Credo molto nei giovani e per questo ho cercato di promuovere la loro partecipazione alle iniziative culturali o esposizioni qui a Sydney”. Ora al suo successore il compito di continuare il lavoro.