Avevo tredici anni quando ho visto per la prima volta il razzismo in Australia. In 2015, dopo una seria di commenti razzisti e i fischi inesorabile dai tifosi, il giocatore indigeno, Adam Goodes, è stato costretto a lasciare la sua carriera in AFL. Dopo, quando avevo quindici anni, i miei genitori mi hanno raccontato delle risse a Cronulla dove le persone di origine mediorientale sono state diffamate e aggredite da grandi folle. Con il passare degli anni, ho realizzato sempre di più il modo in cui il razzismo continua a esistere sotto il nostro naso qui in Australia. Adesso, a diciotto anni, capisco che perfino l’Australia non è immune al razzismo e anche oggi, varie minoranze sono continuamente danneggiate da questo modo antiquato di pensare.

Il modo in cui esiste il razzismo all’interno della società australiana è piuttosto complicato poiché la nostra comunità multiculturale può nascondere gli effetti in corso della xenofobia e dell'intolleranza. Oggigiorno l’Australia è una nazione con una società molto diversa e mista, abitata da molti gruppi etnici diversi, come per esempio il 5,6% della popolazione è cinese, il 4,6% italiano, il 4,5% tedesco e il 2,8% indigeno. Infatti, oltre il 30 percento della popolazione australiana nel 2019 è nata all’estero. Questa eterogeneità potrebbe creare un’illusione di una società tollerante e aperta, però se si guardasse oltre la superficie, si rivela una brutta realtà di un razzismo che si verifica in tutta l’Australia. Questi atteggiamenti razzisti iniziarono a fiorire dopo l’insediamento europeo dell'Australia. Dopo 65.000 anni di abitazione, gli indigeni dell’Australia furono espropriati e i loro usi e costumi tradizionali furono sostituiti da una nuova cultura britannica. È questa invasione che ha dato inizio alla lunga storia del razzismo in Australia. Dopo l’insediamento, gli australiani indigeni sono stati, per lo più, negati i privilegi di cittadinanza dati ad altri, migliaia sono stati uccisi e intere generazioni di bambini sono stati rubati dai loro genitori e anche dalla loro eredità. Per di più, dopo la federazione d’Australia nel 1901, furono messe in atto varie leggi che cercavano di preservare l’aspetto ‘occidentale’ della cultura australiana. Il ‘White Australia Policy’ è stato promulgato per limitare l’immigrazione, e così facendo, discriminando per razza. Purtroppo, queste forme di razzismo non sono state eliminate dalla nostra società, infatti, credo che il razzismo sia vivo e vegeto in questo Paese, anche se in una forma più sottile. Basta guardare alla disuguaglianza nelle condizioni sanitarie e si possono vedere le ingiuste difficoltà che devono subire ancora oggi le popolazioni indigene. Attualmente, l’aspettativa di vita media per gli australiani indigeni è di 10 anni in meno rispetto agli australiani non indigeni. Inoltre, nelle popolazioni indigene, c’è un più alto tasso di mortalità infantile, disoccupazione e prigione.

Questo riconoscimento del razzismo qui in Australia non è solo una triste riflessione sulla nostra società ma è anche un’opportunità per migliorarci. Accettando le nostre colpe, possiamo mettere in azione varie strategie per risolverle e così facendo, possiamo creare un futuro senza i conflitti razziali. Un breve sguardo al passato dell’Australia rivela anche grandi passi verso una società più tollerante e rende evidente i ferventi tentativi dell’Australia per migliorare e reinventarsi. Il referendum di 1967, quasi all’unanimità, ha permesso il riconoscimento legale degli aborigeni, il ‘Racial Discrimination Act 1975’ ha ufficialmente bandito la discriminazione razziale e il primo ministro in 2008 ha emesso una scusa formale alle generazioni di bambini allontanati con la forza dalle loro famiglie dalle agenzie federali australiane. Questi eventi mostrano un avanzamento verso l’eliminazione del razzismo qui in Australia e offrono la speranza per il futuro, facendo vedere che un futuro senza il razzismo è possibile se queste iniziative continuano. Se qui in Australia, continuiamo a prestare attenzione ai problemi derivanti dal razzismo, per esempio il finanziamento continuato del programma ‘Closing the Gap’, nonché l’implementazione di programmi di educazione dove si imparano i pericoli del razzismo, credo che un futuro senza i conflitti razziali sia possibile.

Insomma, è vero che l’Australia non è immune al razzismo. Un’indagine più ravvicinata svela molti casi di razzismo qui in Australia. Anche la recente pandemia del Covid-19 ha indotto una marea di xenofobia e odio verso popolazioni asiatici. Però, attraverso il riconoscimento di questa colpa, possiamo affrontare questi problemi, possiamo migliorare il nostro atteggiamento e insieme possiamo evitare la ripresa degli eventi come il trattamento razzista di Adam Goodes e la violenza a Cronulla per vivere in un futuro senza i conflitti razziali.