CANBERRA - Dopo la chiusura del 13 marzo, gli insegnanti della Yarralumla Primary School hanno fatto una settimana di aggiornamento professionale. “Ogni giorno c’erano notizie, istruzioni e tecnologie da imparare e da implementare. Abbiamo cominciato a sviluppare programmi e lezioni virtuali, così lunedì 20 marzo eravamo pronti a insegnare online. Dal mio punto di vista è stato un periodo eccitante, stressante, produttivo e soprattutto innovativo!”, ha commentato Lynden Lawton (Anni 5-6). “[Durante le vacanze di Pasqua] ho continuato a preparare lezioni. Mi sono immersa in questo modo d’insegnamento. Ho provato a usare quante più applicazioni possibili per rendere le lezioni interessanti e facili, non soltanto per gli alunni ma anche per i genitori”.
Lo stesso approccio è stato adottato da Antonietta Martiniello (Anni 3-4): “La nostra lingua vive solo utilizzandola… Per renderla ‘viva’ e interattiva ho deciso di adattare molte delle cose che piacevano già ai bambini a questo nuovo mondo linguistico online. Ho cercato di leggere per loro e di trovare modi in cui i bambini potevano leggere per me… dopo una settimana i bambini hanno incominciato a registrare le loro letture e di condividerle. Alcuni genitori hanno parlato della cura presa nella preparazione per questo compito e i bambini hanno condiviso la loro gioia per questa semplice ma potente attività”.
“Ritrovarsi catapultati da un giorno all’altro in un diverso ambiente di apprendimento, fino a quel momento quasi del tutto estraneo, ha richiesto a tutta la comunità della scuola bilingue di Yarralumla di sviluppare velocemente le competenze per andare avanti. La grande sfida per noi insegnanti è stata quella di imparare a collaborare a distanza per poter far arrivare a tutti i bambini, alle bambine e alle loro famiglie una didattica di vicinanza che potesse rassicurarli che noi tutti eravamo lì per loro e insieme a loro. Per me l’aspetto più emozionante e gratificante è stato sperimentare che gli studenti hanno risposto in modo molto positivo”, spiega Francesca Idili, insegnante di italiano. Lo conferma anche Fabiola Tiberti (Anni 5-6): “Posso dire di aver conosciuto un lato diverso e incredibile in ogni mio studente. È meraviglioso come i bambini possano sorprenderti in relazione alla loro capacità di apprendimento. Sono davvero molto orgogliosa di loro. Personalmente, ho imparato tantissimo. Ho messo tutto il mio impegno per creare lezioni interattive e diverse, cercando di catturare l’attenzione dei miei bambini. Ho puntato su spiegazioni dettagliate ed esempi per ogni attività da svolgere. Inoltre, ho cercato di essere pronta a rispondere alle esigenze di ogni studente, provando a fornire risposte in tempi brevi ad ogni loro domanda. Proprio come se fossero stati in classe”.
“La mattina era il momento della giornata che preferisco, perché ogni mattina vedevo tutti i miei bambini su Google Meet. Io ed il mio team abbiamo sperimentato l’uso di Kahoot… un successo! Sono tutti contenti di partecipare, ed ogni materia diventa improvvisamente un gioco”.
Per i bambini non è stato sempre semplice, secondo Federica Maggioni (Anno 1) e Stefano Bloisi (Anni 3-4). “Gli studenti hanno dovuto adattarsi ad un metodo di apprendimento della lingua a loro sconosciuto con incredibili difficoltà e pochissima indipendenza. Senza avere un insegnante madrelingua a loro fianco capace di incoraggiarli e indirizzarli verso l’apprendimento, gli studenti hanno continuato con fatica a esercitarsi e portare a termine gli esercizi senza sapere se quel che facevano era corretto oppure no. E’ anche vero che da insegnante, ho avuto la possibilità di creare materiale e lezioni più animate, colorate e suggestive cercando di unire la ricchezza online a disposizione con l’insegnamento dell’italiano ma trovando come ricevente studenti troppo piccoli per poter interagire sul computer o usare questo strumento come unica forma di apprendimento.”, dice Federico.
“Chi di loro ha potuto ricevere costante supporto con lezioni e compiti ha dimostrato impegno e ha avuto modo di fare molta pratica – continua Federica –. Difficile invece dare un giudizio su chi non è potuto essere seguito, dal momento che i bambini di 6 e 7 anni hanno ancora bisogno di sviluppare indipendenza e capacità di organizzazione. Vista l’età dei miei alunni, la maggior parte di loro ha sofferto per la mancanza di interazioni sociali, fondamentali non solo per il loro sviluppo psico-emotivo ma anche per il progresso accademico. La comunicazione face-to-face (che include espressione corporea e gestualità), il lavoro di gruppo, le discussioni di classe, le esperienze hands-on e la possibilità di ricevere un feedback immediato non sono facilmente supportate da piattaforme digitali. Questo è stato un grosso limite che mi ha fatto riflettere sull’importanza di imparare insieme come gruppo classe attivo e fisicamente presente. Credo quindi che, per la prima elementare, una modalità di insegnamento prettamente online non sia efficace nè sostenibile per un lungo periodo di tempo”.
“Se prima dell’emergenza coronavirus mi avessero detto che avrei potuto insegnare scienze, geometria ed educazione fisica in italiano in una classe virtuale, non ci avrei creduto!", ha commentato Claudia Schiliro (Anno 2). “Grazie al Direttorato dell’ACT, invece, abbiamo assistito e siamo stati protagonisti della creazione in tempi record di una scuola digitale, fatta sí di classi, lezioni, e compiti, ma soprattutto di supporto emotivo, sorrisi. Noi insegnanti abbiamo fatto il nostro dovere, aggiornandoci continuamente per stimolare i nostri studenti a dare sempre il meglio di loro stessi, anche in situazioni straordinarie, quali l’attuale emergenza COVID-19. Mi ritengo fortunata di essere stata parte di questo pezzettino di storia assieme ai miei alunni e colleghi. Ora che siamo tornati tra i banchi, la sfida che ci aspetta è quella di fare tesoro delle nuove competenze che abbiamo maturato in questo difficile frangente e al contempo di riscoprire la gioia della attività’ didattica in presenza con i nostri bambini”, conclude.