CANBERRA –  Sta iniziando una settimana cruciale per la riforma delle pensioni, con il governo Morrison che ha all’esame l’abolizione dei pagamenti per quei pensionati che si recano all’estero per un periodo superiore alle sei settimane.
Alla vigilia del dibattito parlamentare la portavoce ai Servizi sociali e gli Affari aborigeni Linda Burney ha ricordato che l’abolizione degli assegni pensionistici colpirà maggiormente le comunità immigrate: “Saranno i pensionati immigrati che hanno lavorato sodo in questo Paese, hanno pagato le tasse e hanno contribuito allo sviluppo e alla crescita dell’Australia, e che ora, al crepuscolo della vita, vogliono estendere i loro periodi in visita a familiari ed amici, nei Paesi d’origine, quelli che verranno maggiormente penalizzati da questa misura, veramente crudele ed offensiva”, ha detto nell’intervista che ci ha concesso ieri.
Burney facendo notare che la Coalizione è ossessionata dai tagli alle pensioni avendo tentato di ridurle in ogni manovra finanziaria, dal 2014 ad oggi, ha segnalato che il governo intende inoltre aumentare il periodo di residenza in Australia per poter accedere alla pensione, da dieci a quindici anni.
“Si tratta di due misure – ha continuato la prima donna aborigena eletta alla Camera -, che colpiscono le comunità immigrate, la prima quelle come l’italiana e la greca, qui da molti anni e con un comprovato contributo allo sviluppo non solo economico ma culturale e sociale della nazione, e quelle di arrivo più recente che in base alla proposta del governo dovranno attendere cinque anni in più per qualificarsi per la pensione”.
L’ex vice leader laburista del NSW ha confermato a questa testata la forte opposizione laburista alle iniziative del governo in materia pensionistica.
Linda Burney, ribadendo che non è la prima volta che il governo tenta di varare il provvedimento, ha assicurato che i laburisti lavoreranno a stretto contatto con i senatori indipendenti, per far sì che la proposta del governo non diventi legge: “È importante avviare consultazioni con i non allineati per bloccare questi provvedimenti impopolari e ingiusti”, ha aggiunto.
Visto che entrambe le misure penalizzanti in materia pensionistica riguardano le comunità di migranti ho chiesto all’esponente laburista se si tratta solo di misure per ridurre la spesa pubblica o se c’è dietro qualcosa di più sinistro ed inquietante, ed ha risposto che il governo vuole tirare i cordoni della borsa, colpendo le comunità etniche perché vivono in elettorati generalmente rappresentati da parlamentari laburisti.
Cambiando argomento ho chiesto a Linda Burney di indossare il cappello di portavoce agli Affari aborigeni e anticipare per noi gli argomenti di discussione alla cena che avrebbe di lì a poco avuto con il ministro responsabile delle politiche indigene Ken Wyatt e tutti gli altri parlamentari aborigeni.
La cena è stata organizzata nell’ottica dell’approccio bipartisan alla risposta parlamentare alle richieste della dichiarazione di Uluru, di indire un referendum per il riconoscimento della presenza aborigena nella Costituzione australiana, per l’istituzione di un organo rappresentativo, sancito dalla Costituzione e sul ‘national truth-telling’.
Dato che i tre principi adottati dai laburisti sono stati respinti dalla Coalizione che vorrebbe un referendum solo sul riconoscimento e vorrebbe che la cosiddetta ‘voce al Parlamento’ venisse regolata da una legge e non sancita dalla Costituzione, e che  quando andremo in stampa, ai parlamentari indigeni staranno probabilmente servendo il dessert, ho chiesto qualche previsione a Linda Burney sulla possibilità che venga raggiunta un’intesa di compromesso.
“Continuerò ad offrire la collaborazione ad un approccio bipartisan, ma il governo non intende cedere sul referendum sulla ‘voce al Parlamento’ sancita dalla Costituzione, e ci sono le maggiori differenze”.
Sottolineando che la comunità aborigena vuole un organo rappresentativo, sancito dalla Costituzione e non alla mercé che non può venir abrogato del governo del giorno, la portavoce laburista ha detto che solo durante le consultazioni con il popolo indigeno sarà possibile determinare se una ‘voce al Parlamento’, regolata da una legge ordinaria, potrebbe essere un primo passo accettabile.
“Quando inizieranno le consultazioni?”, ho chiesto.
“Questo dovresti chiederlo al governo”, ha risposto Linda Burney.
   RICCARDO SCHIRRU