NUOVA DELHI – Domenica scorsa il governo indiano ha introdotto nuovi dazi doganali su 28 prodotti americani. Il provvedimento è una risposta alle politiche commerciali degli Stati Uniti. Tra i prodotti colpiti dai dazi indiani, che in alcuni casi raggiungono il 70% del valore delle merci, ci sono le mele californiane, le mandorle, le noci e alcuni prodotti chimici.
Le tensioni arrivano nonostante gli sforzi americani per rafforzare i legami commerciali con l’India, che, nelle intenzioni degli Stati Uniti, dovrebbe fare da contrappeso alla Cina. I primi conflitti tra Stati Uniti e India erano cominciati l’anno scorso, ma fino a qualche mese fa non c’erano stati grossi scontri. Quando gli Stati Uniti avevano introdotto i dazi su alluminio e acciaio, l’India aveva ottenuto una grossa esenzione. 
A marzo, però, l’esenzione era stata sospesa perché Stati Uniti e India non avevano trovato un accordo sulle norme che dovrebbero regolare l’e-commerce tra i due Paesi. Il 5 giugno l’amministrazione Trump aveva poi sospeso l’accordo che consentiva l’importazione di alcuni prodotti “made in India”. 
Fino ad allora l’India era il Paese che beneficiava maggiormente del “Generalized System of Preferences”, un programma commerciale che agevola l’importazione negli Stati Uniti di merci provenienti da Paesi in via di sviluppo. Sotto questo accordo erano circolate merci per 142 miliardi di dollari. 
Rispetto alle guerre commerciali che gli Stati Uniti hanno intrapreso con altri Paesi, quella con l’India riguarda un numero limitato di prodotti. Resta il fatto che i dazi sono diventati lo strumento principale con cui l’amministrazione Trump esercita pressioni su altri Paesi, anche su questioni che non riguardano il commercio. Per esempio, nel caso del Messico, gli Stati Uniti hanno minacciato di introdurre nuovi dazi come ritorsione contro l’immigrazione. 
Questa strategia potrebbe avere ripercussioni negative sulle aziende e sui consumatori americani. La settimana scorsa 661 aziende hanno scritto una lettera aperta al presidente Trump per denunciare i rischi della politica commerciale intrapresa dal governo. L’introduzione di nuovi dazi sui prodotti cinesi, si legge nella lettera, potrebbe causare la perdita di due milioni di posti di lavoro e far aumentare di 2.000 dollari la spesa annuale delle famiglie americane.