ADELAIDE - La scorsa settimana vi abbiamo raccontato delle conseguenze dell’emergenza globale COVID-19 nel settore dell’arte. Questa settimana abbiamo chiesto a Nicola Sasanelli, direttore Outreach and Communication presso SmartSatCrc, di raccontarci le prime conseguenze subite dal settore spazio. 

“Innanzitutto, il comparto spazio in Australia è abbastanza giovane, se si esclude il settore della Difesa - ha spiegato Sasanelli - quindi sostanzialmente è costituito da start-up o al massimo scale-up, cioè aziende che contano circa 30-40 dipendenti”. 

In Australia la situazione è più ‘problematica’, se confrontata con l’Europa e l’America:  “L’attività spaziale qui ha abbracciato quello che si chiama Space 2.0 – ha continuato Sasanelli –, ovvero quella fetta di mercato sviluppato da aziende piccole molto legate al consumatore finale, non quindi ai finanzimaenti pubblici, come la NASA o l’Agenzia Spaziale Italiana”. 

Questo significa che le aziende in Australia basano i propri profitti su aziende spesso private, come trasportatori, agricoltori, miniere, ecc. a cui offrono soluzioni ai loro problemi.

Per questo l’impatto nel settore aerospaziale qui è più sentito, perché più direttamente correlato al colpo di coda dell’emergenza pandemia, rispetto ad aziende che lavorano per aziende pubbliche, governi e multinazionali, più forti e maggiormente in grado di incassare il colpo rappresentato da, come dicono gli esperti, un paio d’anni di crisi economica. 

“Il vero problema non riguarda tanto i progetti già in corso o acquisiti ma il trovare nuove opportunità. In questo momento ad alto rischio e fino a quando in qualche modo non si risolverà, le aziende end-user non sono serene nell’affidare nuove commesse”, ha proseguito Sasanelli.

Piccole-medie imprese come Fleet Space Technologies, Inovor Technology, Neumann Space, Silentium Defence, CyberOps, Southern Launch, possono reggere tre, quattro, cinque mesi, ma poi hanno bisogno di nuova linfa, anche per mantenere i dipendenti, e gli incentivi statali potrebbero non essere sufficienti. 

Altri elementi fondanti e caratterizzanti delle start-up sono l’estrema versalità e creatività, aspetti che vengono meno in un momento in cui incontrarsi di persona è difficile: “L’interazione con il mondo esterno è molto importante, e senza è più difficile trovare soluzioni e nuovi visioni. Con le videoconferenze infatti, si resta focalizzati solo sul tema della riunione, mentre il contatto diretto genera nuove idee, attraverso la costruzione, il consolidamento e l’approfondimento del rapporto con il cliente”, ci spiega Nicola. 

Il governo sta facendo di tutto per generare cash flow, altra criticità rilevante, attraverso bandi e varie manovre. Ma anche altre sono le soluzioni proposte da governi e centri di ricerca: “Per esempio finanziamenti a favore di progetti che durano poco e che hanno un budget limitato ma che contribuiscono a far fronte alla crisi delle start-up”. E non si tratta di risorse ‘perse’, perché questi progetti mettono le basi per altri più grandi, analizzano la fattibilità di progetti di più ampio respiro, pronti da far decollare non appena i tempi saranno migliori. 

Insomma, piani per lavorare alla fase zero, per portarsi avanti, restare sul mercato e sopravvivere alla tempesta scatenata dalla pandemia da coronavirus. D’altronde, JobKeeper e JobSeeker seguono una logica simile: mantenere vivo il rapporto tra datore di lavoro e capitale umano, lo stesso vale per le start-up e le scale-up nel settore spazio. 

Un altro aspetto positivo dei mini-finanziamenti in via di approvazione è la possiblità che offrono di superare l’impasse generato dalla paralisi del venture capital, i finanziamenti degli investimenti ad alto reddito e conseguente rischio di parte di apposite finanziarie: in pratica, in questo momento non vengono investiti capitali, vitali per le piccole imprese. 

E il prossimo Space Forum del South Australia Space Industry Centre?

“È previsto per dicembre, chissà se sarà possibile realizzarlo”, ha risposto Sasanelli. “Abbiamo creato una sorta di ecosistema in South Australia: ora l’obiettivo è mantenerlo in vita, anche grazie a nuovi finanziatori, quindi uno dei temi che andremo ad approfondire sarà proprio quello del venture capital,” ha anticipato Nicola. “Un altro aspetto importante riguarderà la ricerca e lo sviluppo tecnologico – ha aggiunto –; sono stati approvati molti progetti, in meno di un anno già una dozzina, altri in fase di approvazione, ora vanno promossi. Infine, sta nascendo l’idea di un bilaterale con il Giappone”. 

Recentemente è venuto in Australia Giorgio Saccoccia, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. Nella prima settimana di dicembre è previsto proprio in South Australia, a Woomera (400 km da Adelaide – ndr), l’atterraggio della capsula Hayabusa2, contenente materiale prelevato da asteroidi, di proprietà JAXA, l’Agenzia spaziale giapponese. Se si pensa che quando è atterrata la prima capsula, sono arrivati in South Australia un centinaio di ricercatori giapponesi, comprensibile la portata dell’evento. 

Per tornare a oggi, com’è l’umore nelle start-up e scale-up? “Alcuni avvertono smarrimento e disagio ma nella maggior parte dei casi sono motivati a superare la situazione, che prima o poi finirà, anche grazie alle misure stanziate, che mantengono vivi motivazione e interesse. Io resto ottimista, i progetti in corso approvati hanno già ricevuto finanziamenti per i prossimi sette anni, quelli più piccoli sono in fase di approvazione, infine l’Agenzia spaziale australiana si è assunta l’impegno di triplicare la dimensione dell’industria entro il 2030. Queste sono le spie che il mercato è attivo, tutti stiamo lavorando, anche da casa, e tutti ci stiamo impegnando a sostenere e vitalizzare il nostro settore”, ha concluso Sasanelli.