TEL AVIV - I bombardamenti congiunti da parte di Stati Uniti e Israele sull’Iran non hanno convinto il governo di Teheran a fare marcia indietro sul suo programma nucleare, come ha affermato in un’intervista il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi: “Non si può cancellare la tecnologia e la scienza per l’arricchimento con i bombardamenti. Se c’è questa volontà da parte nostra, e la volontà di fare ancora progressi in questo settore esiste, saremo in grado di riparare rapidamente i danni e recuperare il tempo perduto”. Rispetto alle intenzioni di proseguire con l’arricchimento dell’uranio, Araghchi ha chiarito che “il programma nucleare pacifico è diventato motivo di orgoglio nazionale. Abbiamo anche superato 12 giorni di guerra imposta, quindi la gente non si tirerà indietro facilmente dall’arricchimento”.
La fine delle minacce militari statunitensi era una precondizione per la ripresa dei colloqui sul nucleare tra Teheran e Washington, ha dichiarato Araghchi. Rispetto alle dichiarazioni del presidente Donald Trump, secondo cui i colloqui nucleari con l’Iran potrebbero riprendere già questa settimana, il ministro iraniano ha affermato di non credere che i colloqui riprenderanno così rapidamente. “Per decidere se riprenderli dobbiamo prima assicurarci che Washington non li sfrutterà nuovamente per un’aggressione militare”, ha sottolineato, aggiungendo che “le porte della diplomazia non saranno mai chiuse”. È stato anche diffuso il bilancio delle vittime della ‘Guerra dei 12 giorni’, con “almeno 935 martiri identificati in Iran, tra cui 38 bambini e 132 donne, alcune delle quali incinte”, ha dichiarato il portavoce della magistratura iraniana Asghar Jahangir. Intanto, l’intelligence americana ha rilevato che, a giugno, l’esercito iraniano avrebbe caricato mine su diverse navi nel Golfo Persico, segno che si stesse preparando a bloccare lo stretto di Hormuz, in risposta ai raid di Israele, secondo quanto riportato dai funzionari statunitensi all’agenzia Reuters. La mossa, secondo l’intelligence americana, suggeriva che Teheran avesse seriamente intenzione di chiudere una delle rotte marittime più trafficate al mondo con circa un quinto delle spedizioni globali di petrolio e gas che passa attraverso lo stretto. Non è chiaro quando l’Iran abbia portato le mine sulle navi né se da allora siano state scaricate. Da parte sua, il ministro della Difesa Israel Katz, citato dal Times of Israel, dopo che un missile lanciato dallo Yemen è stato intercettato dall’Idf, ha minacciato: “Lo Yemen sarà trattato come Teheran. Dopo aver colpito la testa del serpente a Teheran, colpiremo anche gli Houthi in Yemen”.