ROMA - Sono oltre 200, per la precisione 203, gli operatori sanitari, tra medici e infermieri, che hanno perso la loro vita per salvare quella dei loro pazienti lottando in corsia contro il Covid-19. Un numero altissimo, simbolo di un sacrificio immenso, che medici e infermieri italiani hanno fatto in questi difficilissimi mesi di pandemia.
Lunedì, le autorità e le istituzioni italiane hanno voluto rendere omaggio ai caduti della Sanità nella lotta al virus con una celebrazione ufficiale, presenziata, presso la sede della protezione civile a Roma, dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal capo della protezione civile Angelo Borrelli e dai ministri della Salute Roberto Speranza e delle Regioni Francesco Boccia.
Il premier ha voluto ringraziare i medici e gli infermieri da parte di tutta la nazione consegnando loro degli attestati di riconoscimento e ribadendo quanto il sacrificio fatto non sarà dimenticato dai cittadini italiani. “Se oggi siamo qui a parlarci è perché ci siete stati anche voi, grandi professionisti con un grande cuore”, ha esordito Giuseppe Conte, nel suo discorso di ringraziamento ai medici e agli infermieri impegnati nelle task force sanitarie in tutta Italia. “Abbiamo apprezzato tantissimo il vostro coraggio - ha continuato -. Abbiamo capito che c’era una resilienza, una coraggio, una volontà di non lasciarsi sopraffare da un nemico invisibile”.
Un nemico che però non è ancora sconfitto, come ha voluto sottolineare il ministro della Salute Roberto Speranza: “Noi siamo ancora dentro questa battaglia, la partita è ancora in campo, guai a pensare che sia già vinta”, ha detto, aggiungendo che “una delle chiavi”, per non abbassare la guardia “è ascoltare la memoria”, osservare e ricordare “le immagini di quelle giornate”. “E proprio voi - ha concluso rivolgendosi a medici e infermieri - potete raccontare che abbiamo affrontato un nemico difficilissimo. Come ha detto papa Francesco, non dobbiamo disperdere questa lezione”.
E proprio il Pontefice non ha mancato a dare il proprio contributo alla giornata di celebrazioni. Rispondendo a una lettera inviatagli da un’infermiera dell’ospedale di Pesaro, nelle Marche, papa Francesco ha scritto a tutti gli operatori sanitari del territorio, definendoli degli eroi e ha telefonato personalmente a una famiglia di un paziente di trent’anni che ancora combatte tra la vita e la morte.
È una delle tante storie di lotta e di dolore che sono ancora ben presenti sul territorio italiano e che ricordano che la pandemia non è ancora passata. Ed è per questo che il ministro Boccia, durante le celebrazioni ha voluto mettere l’accento sul fatto che “gli assembramenti sono uno schiaffo a tutti voi (rivolgendosi ai medici) e a tutti i 34mila italiani che non ci sono più”, sottolineando che “non bisogna abbassare la guardia fino a quando il ministro Speranza non ci dirà che sarà finita, non sarà finita”.
A chiudere la cerimonia è stato il capo della protezione civile Borrelli, il quale ha ricordato come “oltre 8.000 medici e 9.000 infermieri” abbiano risposto alla chiamata delle istituzioni, dando una “risposta eccezionale”.