BERGAMO - “Sapete in quanti hanno perso la vita nel D-Day, il giorno dello sbarco in Normandia? Sono morti 2.500 soldati, mentre qui nella bergamasca le vittime di COVID-19 sono state 6.000, con 30 decessi fra i medici e sei tra i dottori di famiglia”. 

Una strage che “potrebbe ripetersi, da noi come altrove, ma chi non ha vissuto qui non ci crede”, e così fra il personale scolastico c’è ancora chi esita a sottoporsi a un semplice test sierologico. 

E’ amara la riflessione di Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici bergamasco, che ha lanciato un appello a docenti e operatori: “Aderite alla campagna di screening”, perché “quello che è successo da noi non va dimenticato”. 

"Sulle spiagge atlantiche del D-Day “sono sbarcati 134.000 soldati e ne sono morti 2.500 - ha ripetuto Marinoni -. A Bergamo, per l’emergenza Coronavirus, su un numero stimato di contagiati che arriva a 300.000, sono morti in 6.000. Non solo tra noi medici, lasciati soli senza mascherine e senza niente, ma anche e soprattutto fra la gente normale”. 

E “ancora, sempre per fare un paragone bellico - ha continuato il camice bianco - lo sapete quante vittime ci sono state durante la seconda guerra mondiale a Milano, città molto bombardata? Duemila civili in cinque anni”, tre volte meno dei 6.000 uccisi in pochi mesi dal nemico invisibile. 

“Forse chi non ha vissuto qui non si rende conto di quello che è successo, forse lo sente come una cosa che ha riguardato altri, ma sarebbe proprio il caso di faglielo capire”, ha incalzato Marinoni. 

“E’ importante che tutti ci credano e se ne ricordino”, perché “l’unica cosa che ha salvato il resto d’Italia da un dramma come il nostro è stato il lockdown”. 

Serve memoria e serve responsabilità, ha esortato il numero uno dei medici bergamaschi: “Penso che quella dei test sierologici agli operatori della scuola sia un’iniziativa assolutamente utile e importante”, ha spiegato. 

E nonostante l’esame che cerca gli anticorpi anti Sars-CoV-2 a Bergamo l’abbiano “già fatto in molti, per via delle diverse campagne di screening, anche tardive, che sono state organizzate” in passato, Marinoni ha segnalato “che per il sierologico gli insegnanti si sono presentati in tantissimi. Probabilmente in tanti lo hanno già fatto ma lo rifanno, proprio perché l’epidemia qui ha colpito duro e molti sono stati toccati anche negli affetti familiari. Qui non c’è una famiglia - ha ricordato il medico - che non abbia avuto un parente o un amico morto. Bisogna crederci, non dobbiamo dimenticare”.