Domenica scorsa, il ristorante italiano Bottega a Manly ha ospitato un evento speciale: il primo aperitivo organizzato da Brandon Maria con la sua community B Italian, un progetto nato dal desiderio di ricreare quel calore tutto italiano anche a migliaia di chilometri di distanza da casa.

“Lontani ma connessi” è il motto scelto da Maria, 28 anni, originario di Torino, arrivato in Australia un anno e mezzo fa per migliorare l’inglese e aprirsi a nuove esperienze.

Dopo studi in chimica e biologia e un passato da personal trainer in Italia, oggi lavora nel settore dell’ospitalità e si sta costruendo una nuova vita Down Under.

“Sono grato a questo Paese per le possibilità che mi sta dando. Vivendo all’estero manca la convivialità italiana: l’aperitivo, le chiacchiere, il senso di appartenenza – racconta –, così ho deciso di creare un momento e un luogo per ritrovarsi, conoscersi e sostenersi a vicenda”.

All’evento hanno partecipato una quarantina di persone, tra italiani appena arrivati, giovani italo-australiani e altri curiosi di riscoprire le proprie radici. Era presente anche Domenico Stefanelli, presidente del GIA Network, per supportare l’iniziativa.

Una serata informale, senza costo d’ingresso, dove ognuno ha semplicemente ordinato qualcosa da bere, ha socializzato, ha riso e ha scambiato contatti.

Brandon Maria punta tutto sull’idea di comunità e mutuo aiuto: “Le difficoltà ci sono sempre, sia in Italia che in Australia, ma non bisogna abbattersi. La chiave è avere accanto persone disposte ad ascoltare e aiutare”.

Attraverso il gruppo WhatsApp B Italian, ormai composto da oltre 800 membri divisi per città, circolano informazioni, offerte di lavoro, eventi e tanto incoraggiamento.

“I social a volte non aiutano: nei gruppi Facebook ci sono persone che vivono qui da trent’anni e non sempre sono accoglienti con chi arriva. Io invece sogno uno spazio fatto di rispetto reciproco e voglia di dare una mano”.

Il prossimo appuntamento in cantiere è una classica ‘pizzata’, sempre all’insegna della semplicità e del senso di famiglia.

E chissà, magari in futuro anche una collaborazione con realtà già esistenti come il GIA (Giovani Italo-Australiani), per unire più generazioni e rafforzare lo scambio.
“Quello che conta è creare legami. Anche a migliaia di chilometri da casa, possiamo continuare a sentirci parte di qualcosa”, ha concluso Maria.

Dal canto suo, Stefanelli, presidente del GIA Network, ha espresso il suo appoggio a questa iniziativa: “Non escludo una possibile collaborazione tra i nostri gruppi di giovani, questo è esattamente il motivo per cui è nato il GIA: aiutare i giovani italiani in Australia”.

Una comunità italiana viva e presente sul territorio che continua ad accogliere tanti connazionali in uno spirito di solidarietà che contraddistingue gli italiani da sempre.