ROMA - “Rischiamo di assomigliare più alla Turchia che agli Stati Uniti”, denuncia il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, nel corso di una conferenza a palazzo Grazioli, nella sede romana della Stampa estera. 

Un incontro per lanciare un appello alla politica contro “una serie di norme che, soprattutto se coordinate, limitano fortemente la libertà di stampa”, ha spiegato il capo dell'Odg. 

Secondo l’ordine, i punti più problematici sono quelli che riguardano il divieto di pubblicazione di ordinanze di custodia cautelare, le azioni giudiziarie intimidatorie contro i giornalisti e la riforma della legge sulla diffamazione. 

“Questa revisione delle leggi che riguardano l'attività della professione non è organica ed è dannosa”, ha aggiunto Domenico Affinito, segretario generale aggiunto vicario della Federazione Nazionale Stampa Italiana, secondo cui “avremmo bisogno di una nuova stagione legislativa che riprendesse in mano tutte le norme che riguardano la nostra professione. Alcune sono da riscrivere, la legge sulla stampa è del '48 e ha elementi antistorici al suo interno”. 

Su questi temi l'Ordine ha anche realizzato un e-book dal titolo “Informazione e giustizia”, a cura di un gruppo di lavoro dedicato coordinato da Gianluca Amadori.  

“Non si tratta di iniziative casuali, messe una dietro l'altra fanno capire che c'è un disegno”, ha commentato Amadori, che poi ha ricordato come lo stesso ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in un suo libro del 1997, sostenesse che “se la legge consentisse la diffusione delle notizie attraverso un addetto stampa e con comunicati ufficiali, essi (i giornalisti, ndr) avrebbero il materiale dove lavorare, modellandovi i commenti che credono. Invece la riconosciuta ipocrisia del sistema, impedendo formalmente la divulgazione degli atti, consente di fatto l'arbitrarietà delle illazioni più fantasiose”.