CANBERRA - Ley, attuale vice leader, è finita nel mirino bersagliata da accuse pesanti: secondo fonti vicine a Taylor, avrebbe, infatti, minato il lavoro di squadra durante la campagna elettorale. Ley viene anche accusata di opportunismo politico e mancanza di visione. Le stesse fonti riportano che Ley avrebbe boicottato l’agenda politica dell’opposizione, presentando solo due misure deboli nel suo portafoglio industriale e ignorando completamente temi chiave come le competenze professionali e politiche per le donne. Alcuni insider suggeriscono addirittura che Ley avrebbe agito strategicamente per sabotare Taylor dall’interno, in vista di una futura candidatura alla guida del partito.

Anche Taylor non è stato esente da critiche, voci interne al partito avrebbero messo in dubbio la sua capacità di ispirare una nuova generazione di elettori, a causa del suo essere troppo “rigido, tecnocratico e privo di carisma”. Sarebbe inoltre stato accusato di essere eccessivamente vicino ai potentati economici e di rappresentare l’ala più impopolare del partito, quella che ha portato alla recente disfatta elettorale. Altri membri temono che il suo stile autoritario potrebbe alienare ulteriormente le frange moderate.

In parallelo, sarebbero emersi dubbi sulla trasparenza di Ley: è trapelata la notizia di un viaggio non dichiarato in Cisgiordania finanziato dall’Autorità Palestinese, insieme a sue passate critiche contro Israele. Tali episodi rischierebbero di compromettere il sostegno dei deputati filo-israeliani nel partito.

Intanto, Dan Tehan e Tim Wilson osservano attentamente la situazione. Wilson, in particolare, sarebbe pronto a proporsi come volto del rinnovamento. Per la votazione, che potrebbe avvenire già la prossima settimana, nessuno dei due candidati principali ha ancora annunciato ufficialmente la propria discesa in campo.