La tematica della scelta delle fonti d’energia, in previsione del tanto atteso obiettivo “zero ‘netto’ emissioni’, non è mai scevra da polemiche, spesso completamente polarizzate, senza alcuna sfumatura di quel grigio che potrebbe invece esser funzionale a un più interessante dibattito e approfondimento.
Continua a tenere banco, lasciando intendere che possa essere uno dei punti di maggiore interesse per la campagna elettorale del prossimo anno, anche la questione del nucleare, che però porta con sé, inevitabilmente, tra le tante paure e titubanze, quella classica del “non nel mio giardino”.
Ne ha parlato nei giorni scorsi la Coalizione, con il leader Peter Dutton a cui va riconosciuto il merito di avere aperto un punto di riflessione sull’utilizzo del nucleare.
Intanto, anche dentro casa liberale, Dutton deve fronteggiare qualche grana, come quella con Matt Kean, parlamentare statale del New South Wales.
Il Tesoriere ombra Angus Taylor, titolare del dicastero dell’Energia nel governo Morrison, ha criticato duramente Kean, reo di parlare del possibile sviluppo dell’energia nucleare come di una ipotesi non valida per l’Australia.
Matt Kean, infatti, avrebbe sostenuto che non sia al momento in campo alcun progetto pratico che possa portare il nucleare a giocare un ruolo alternativo alle attuali centrali elettriche alimentate a carbone. Il timore, manifestato da Kean, è che l’attenzione sempre maggiore della Coalizione sullo sviluppo del nucleare possa distrarla da valutare anche le possibili alternative, come quelle rinnovabili.
Ma nel merito della proposta sul nucleare, da portare avanti in caso di vittoria alle prossime elezioni, in una lunga intervista rilasciata all’edizione del fine settimana del quotidiano nazionale The Australian, Peter Dutton sembra intanto avere messo le mani avanti proprio per far fronte alle possibili reazioni delle comunità locali.
Comunità che, consultate una volta che i potenziali siti verranno individuati, secondo i piani di Dutton, avranno notevoli benefici qualora dovessero essere favorevoli a impianti nucleari nelle proprie aree. Bollette ridotte per famiglie e imprese sono indubbiamente un ottimo incentivo, e Dutton sa che questo è un altro tema centrale, con l’impatto del carovita che continua a colpire duramente le fasce più deboli della società australiana.Dutton, intanto, ha anticipato di avere incontrato, la scorsa settimana, i vertici di Rolls-Royce e del partner australiano Penske che, secondo quanto affermato dal leader dell’Opposizione, sarebbe in grado di consegnare i primi piccoli reattori modulari e metterli in rete entro la metà degli anni 2030, a un prezzo stimato tra i 3,5 e i 5 miliardi di dollari ciascuno.
Ogni impianto, da 470 megawatt, richiederebbe quattro anni per essere costruito e avrebbe una durata di vita di 60 anni. Rolls-Royce, tra l’altro, costruirà anche i reattori nucleari per la seconda tranche dei futuri sottomarini navali a propulsione nucleare AUKUS nell’ambito dei contratti firmati dal governo Albanese. Le valutazioni sull’impatto economico saranno condotte su almeno sette comunità identificate da una sottocommissione del gabinetto ombra istituita dal leader dell’Opposizione per sviluppare una adeguata politica di sicurezza energetica della Coalizione. “Ci sono tutte le ragioni per essere ottimisti sull’introduzione del modello basato sul nucleare modulare a zero emissioni nette nel mix di fornitura energetico entro gli anni 2030”, ha confermato Dutton. A proposito di ‘non nel mio giardino’, Dutton non sembra avere dubbi, ma d’altronde è in piena fase di ‘promozione’ di una proposta che lui per primo sa essere di complicata digestione per gli australiani.
Cita il premier laburista del South Australia, Peter Malinauskas, e si dice convinto che sarebbe il primo a firmare per tale proposta: “Su questo non c’è dubbio. E ci sono tutte le ragioni per credere che altri Stati e Territori seguirebbero l’esempio.
Ottimismo, forse anche sulla scorta del dialogo con Rolls-Royce: “Se guardiamo a dove è arrivata la tecnologia e a ciò che Rolls-Royce sta facendo con i sottomarini nucleari che il governo ha firmato per acquistare, il futuro è molto più vicino di quanto pensiamo”. “Il mio punto di vista - ribadisce Dutton - è che dobbiamo abbracciare un nuovo sistema energetico e avere una transizione ordinata, ma il governo al momento non ha un percorso credibile verso lo zero netto entro il 2050”.
Con il gabinetto ombra che ha già analizzato la prima fase del programma energetico, ci si attende la pubblicazione dei dettagli entro le prossime settimane, prima della manovra finanziaria di maggio. “Il vantaggio principale sarà un’elettricità più economica perché non ci sono i costi di distribuzione associati al piano dei laburisti”, ha sottolineato Dutton, tornando sulla bontà dei potenziali benefici economici, soprattutto per le comunità dove le centrali potrebbero essere installate. “Rende anche più attraente per l’industria pesante avviare la produzione nella regione. E i posti di lavoro ci saranno per i decenni a venire”.
Malinauskas non viene citato a caso, è stato il leader laburista del South Australia, infatti, pochi giorni fa, a rompere i ranghi compatti del suo partito, aprendo a un dibattito sul costo delle opzioni nucleari per l’Australia, sostenendo che il nucleare debba far parte della soluzione a livello globale. “Avremo un’industria nucleare nel South Australia - ha sostenuto Malinauskas intervistato da SkyNews - ed è un’industria che il mio governo sostiene, e che certamente abbraccio, perché solo a pochi chilometri da dove ci troviamo adesso costruiremo sommergibili nucleari AUKUS che è la tecnologia più avanzata per quanto riguarda il ciclo del combustibile nucleare”.
Tuttavia, in seguito ha chiarito le sue osservazioni dicendo che non credeva che l’attuale economia del nucleare fosse impilata.
Comunque, insiste Dutton, se l’impegno dei laburisti punta a “un percorso che potrebbe dargli più seggi e voti nel centro di Melbourne e Sydney, il nostro piano è per l’intero Paese, un piano che ci dia una transizione verso lo zero netto in modo responsabile e che non distrugga l’economia”.
“Penso che le comunità regionali siano state in gran parte trattate con disprezzo da questo governo. Stiamo passando a un nuovo sistema energetico, la domanda è come possiamo farlo nel migliore interesse del nostro Paese”.
L’appuntamento elettorale è ancora molto distante ma i motori, a combustione o elettrici, a seconda di gusti e disponibilità economiche, sembra che si stiano decisamente scaldando sul fronte dell’energia.