Attore, regista, e ora anche produttore, marito dell’attrice Luisa Ranieri conosciuta sul set del film televisivo “Cefalonia”, papà di due bimbe, Emma e Bianca.
È con loro che Luca Zingaretti, tra gli artisti del panorama italiano più amati e popolari, festeggia l'11 novembre i suoi 60 anni.
La sua carriera comprende una carrellata di ruoli diversi, con un personaggio che lo ha identificato per 21 anni agli occhi del grande pubblico, “Il commissario Montalbano”.
Diviso da sempre tra tv, cinema e teatro, Zingaretti, ha mostrato tante facce, dal padre traditore, passando per l’avvocato truffaldino e lo spacciatore, a padre Pino Puglisi, o Perlasca, fino all’avvocato penalista e all’imprenditore Olivetti.
Più volte interpellato sulla possibilità che torni a vestire i panni di Montalbano (al momento la fortunatissima serie, che dopo vent’anni continua a fare ascolti in repliche e controrepliche, non compare nei palinsesti e non ci sono tracce di set in allestimento), di cui ha tra l’altro diretto gli ultimi episodi, dopo la morte di Andrea Camilleri e dello storico regista Alberto Sironi, ha sempre risposto più o meno in maniera similare, “è stata una avventura professionale e umana meravigliosa”, esprimendo incertezza sulla continuazione dell’avventura a causa dei tanti addii che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni e che hanno costellato di lutti la serie televisiva.
Per Zingaretti a cavallo degli anni Ottanta e Novanta arrivano i primi ruoli cinematografici, tra gli altri “Gli occhiali d’oro” di Giuliano Montaldo, “Il branco” di Marco Risi e “Vite strozzate” di Ricky Tognazzi. In tv nel 1997 interpreta il boss mafioso Pietro Favignana nella miniserie di Giacomo Battiato “La piovra 8-Lo scandalo”, ma è nel 1999 che, ricoprendo i panni di Salvo Montalbano, il commissario di Vigata ideato dallo scrittore Camilleri, ottiene una grande popolarità, sia in Italia che all’estero.
Con il suo senso di giustizia e la sua pietà umana, questo commissario si è immerso dal 1999 nel dolore, rimettendo ordine nelle cose senza accettare comode verità. Con una moralità tutta sua da cui non prescinde mai e con un modo personale di svolgere le indagini, spesso apparentemente attratto più dagli elementi di contorno e da rivelatori indizi divagatori che dalla sostanza del crimine. E gli ascolti saranno da capogiro: un esempio per tutti, “La giostra degli scambi” (2018) ha raccolto 11.386.000 spettatori (45.1%).
Alla fine degli anni Novanta è nel cast dei film “Tu ridi” di Paolo e Vittorio Taviani e de “L’anniversario” di Mario Orfini, con le candidature ai Nastri d’argento del 1999 (come attore non protagonista) e del 2000 (come miglior attore). Nello stesso anno debutta anche come regista nel documentario “Gulu”. Successivamente Zingaretti continua a dividersi con successo tra piccolo e grande schermo.
Al cinema prende parte a “Texas 46” di Giorgio Serafini, “Prima dammi un bacio” di Ambrogio Lo Giudice, “I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza, “A casa nostra” di Francesca Comencini, “Mio fratello è figlio unico” di Daniele Luchetti e “Sanguepazzo” di Marco Tullio Giordana.
Nel 2010 vince il suo primo Nastro d’argento come miglior attore non protagonista grazie ai ruoli in “La nostra vita” di Luchetti e “Il figlio più piccolo” di Pupi Avati. A partire dal 2011 tra gli altri ruoli recita ne “La Kryptonite nella borsa” di Ivan Cotroneo, “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana, “Les vacances du petit Nicolas” di Laurent Tirard, “Perez” di Edoardo De Angelis (ruolo particolarmente caro a Zingaretti), “Il vegetale” di Gennaro Nunziante e “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” di Sydney Sibilla.
Nella sua carriera non mancano i biopic: da Pietro Nenni nella miniserie “Il giovane Mussolini”, Giorgio Perlasca in “Un eroe italiano”, Paolo Borsellino in “I 57 giorni” e Adriano Olivetti in “La forza di un sogno”. Al cinema invece ha dato il volto a don Puglisi in “Alla luce del sole” di Faenza, che gli è valso un riconoscimento al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary e una candidatura ai David di Donatello del 2005 (come miglior attore). Nel 2018 per ricordare l’anniversario di uno degli avvenimenti più cruciali della storia contemporanea italiana, il sequestro Moro, Zingaretti ha portato su Rai1 l’orazione civile “55 giorni. L’Italia senza Moro”.
Il teatro ha da sempre accompagnato la sua carriera professionale che lo vede impegnato nel duplice ruolo di attore e di regista e dopo aver concluso nel 2013 la tournée de “La Torre d’avorio” torna a confermare nel 2015 i sold out in tutta Italia con lo spettacolo “The Pride”. Nella stagione 2018/2019 e nel 2020 è impegnato come regista per lo spettacolo “The Deep Blue Sea”. Tra il 2020 e il 2021 vanno in onda gli ultimi tre episodi di “Montalbano” di cui Luca Zingaretti è non solo protagonista, ma anche regista.