BRUXELLES – “Come sapete abbiamo un approccio a due binari. È molto importante. Siamo sempre stati molto chiari nel dire che preferiamo una soluzione negoziata. Questo rimane valido e utilizzeremo il tempo che abbiamo fino al primo agosto. Sul secondo binario, fin dall’inizio, abbiamo lavorato e ora siamo pronti a rispondere con contromisure. Ci siamo preparati e possiamo rispondere con contromisure se necessario”. Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un punto stampa con il presidente indonesiano, Prabowo Subianto, rispondendo a una domanda sui dazi americani.

“Abbiamo preparato e concordato il primo elenco di contromisure. Abbiamo sviluppato un secondo potenziale elenco di contromisure che è già stato concordato, e lo Strumento anticoercizione è stato creato per situazioni straordinarie. Non siamo ancora arrivati a quel punto”, ha detto von der Leyen. “Questo è molto importante. Ora è il momento dei negoziati, ma questo dimostra anche che siamo preparati a tutti gli eventuali scenari”.

Con l’arrivo della lettera di Trump è arrivata una doccia fredda che nessuno si aspettava. A Bruxelles erano convinti che non avrebbero proprio ricevuto una lettera, ma bensì sarebbe stato siglato un accordo di principio, come fu con il Regno Unito. E anche se fosse arrivata questa lettera, il contenuto - secondo le previsioni di chi aveva lavorato ai negoziati - doveva rispondere alle cifre già concordate: un dazio del 10% generalizzato e forse, mal che vada, qualche eccezione al 17%.

Accanto alle contromisure da 21 miliardi sui dazi Usa all’acciaio e alluminio europeo, già approvate dall’Ue e ora sospese, e a quelle per circa 72 miliardi contro le tariffe ‘universali’ di Donald Trump, la Commissione Ue ipotizza un terzo pacchetto di misure relativo alla restrizione di esportazioni su determinati beni.

Uno degli esempi più rilevanti, rispetto all’interesse Usa, sarebbe quello di limitare l’export dall’Ue dei rottami di alluminio.

È quanto si apprende da fonti diplomatiche, dopo la riunione di ieri degli ambasciatori dei 27. Sul tema il Coreper ha sostanzialmente dato luce verde alla presidente Ursula von der Leyen.

Nel confronto con i 27 dell’Ue, da von der Leyen sarebbe emersa anche una volontà di cercare un forte coordinamento con gli altri partner commerciali dell’Unione europea, come il Giappone, il Canada, l’America Latina, o la Corea del Sud.

Sul secondo pacchetto di contromisure dell’Ue, quello che al momento vale circa 72 miliardi, ci dovrebbe essere un confronto politico al Consiglio Ue Affari Esteri Trade domani, anche se formalmente il lavoro sul pacchetto non è stato da ritenersi concluso.

Tra i Paesi Ue che hanno espresso sostegno all’impostazione presentata da von der Leyen ci sarebbe anche l’Italia, che nel corso del Coreper sarebbe intervenuta però per esprimere cautela rispetto all’ipotesi di utilizzare in questa fase lo Strumento anti-coercizione, si apprende da altre fonti diplomatiche.