Alla faccia nascosta della Luna i Pink Floyd hanno dedicato un album omonimo, “The Dark Side of the Moon” appunto, spesso considerato uno dei migliori lavori di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici appassionati, e che con 50 milioni di copie vendute, è quello di maggiore successo del gruppo inglese e uno dei più venduti della storia.
Michael Collins, invece, morto a 90 anni dopo una lunga malattia, può considerarsi tra i pochissimi in assoluto ad averla vista con i propri occhi quella faccia nascosta della Luna, l’emisfero del satellite naturale della Terra non osservabile dal nostro pianeta, in conseguenza della rotazione sincrona lunare.
Collins, uno degli astronauti dell’Apollo 11 nella storica missione del 1969 che portò i primi uomini sulla Luna, al contrario di Neil Armstrong e Buzz Aldrin, non mise mai piede sulla superfice lunare rimanendo ai comandi del modulo, ruotando intorno a loro durante l’epocale passeggiata, ma il suo ruolo fu cruciale.
Soprannominato “l’astronauta dimenticato”, era l'unico che sapeva pilotare la navicella da solo e l’unico che di conseguenza poteva riportarli a casa. E per questa ragione, mentre Armstrong e Aldrin tenevano il mondo con il fiato sospeso e gli occhi incollati alla televisione, lui rimase ai comandi del modulo lunare continuando a orbitare a 60 miglia attorno al satellite per tutto il tempo che gli astronauti vi rimasero.
Per Collins, classe 1930, che era nato a Roma, dove il padre generale dell’esercito americano prestava servizio, quarto essere umano, nel 1963, a camminare nello spazio, l’Apollo 11 fu la sua ultima missione: senza rimpianti, l’anno dopo la storica missione, con il grado di generale, lasciò la Nasa ed entrò al dipartimento di Stato.
Una vita piena di altri interessi, quella dell’“astronauta dimenticato”, dallo supervisione alla costruzione e la direzione dello Smithsonian National Air and Space Museum a Washington passando per il triathlon, la pesca e anche la pittura, sempre ricordando, alzando gli occhi al cielo, “Dio Mio, sono stato lassù!”.