SYDNEY - L’Australia si appresta a rendere l'estremo saluto alla vittima più giovane e a quella più anziana della sparatoria di massa avvenuta domenica sera a Bondi Beach, mentre il presunto autore sopravvissuto dell’attacco rischia una condanna all’ergastolo.
Si terranno oggi, nella zona est di Sydney, i funerali di Matilda, dieci anni, e di Alex Kleytman, 87 anni, sopravvissuto alla Shoah. Entrambi figurano tra le 15 persone uccise durante le celebrazioni dell’Hanukkah divenute il bersaglio di due uomini armati.
Matilda è stata ricordata dalla sua scuola come una bambina solare, capace di portare gioia a chi le stava intorno, inventando coreografie e balli nel cortile. Al Bondi Pavilion, a pochi passi dal luogo dell’attacco, i genitori hanno parlato davanti a una folla commossa. La madre Valentyna ha raccontato lo strazio di aver perso la figlia in un Paese che riteneva sicuro. Il padre Michael (i genitori hanno chiesto di non pubblicare il cognome della famiglia) ha spiegato di aver scelto il nome Matilda perché “il più australiano possibile”, invitando tutti a ricordarla per nome.
Alex Kleytman, nato in Ucraina, è stato commemorato dalla moglie come un uomo di coraggio e determinazione. Nei suoi ultimi istanti, avrebbe cercato di proteggerla dai colpi, un gesto che si aggiunge a una vita segnata dalla sopravvivenza alle persecuzioni naziste.
Sul fronte giudiziario, Naveed Akram, 24 anni, è stato formalmente incriminato ieri dopo essersi risvegliato dal coma in seguito alle ferite riportate durante l’intervento della polizia. Deve rispondere di 15 capi di omicidio, uno per ciascuna vittima, e di un capo di terrorismo, reati che prevedono la pena massima dell’ergastolo. Durante una breve udienza non è comparso né ha chiesto la libertà su cauzione; il procedimento è stato aggiornato ad aprile.
Akram è inoltre accusato di 40 capi di ferimento con intento di uccidere, dell’uso di arma da fuoco in luogo pubblico, dell’esposizione di un simbolo terroristico vietato e del collocamento di un ordigno esplosivo con intento di causare danni. Suo padre, Sajid Akram, 50 anni e titolare di porto d’armi, è morto sul posto.
La polizia del New South Wales ha indicato che l’attacco sarebbe stato ispirato dallo Stato Islamico. Gli inquirenti stanno analizzando un’ampia quantità di materiale digitale e proseguono le perquisizioni.
Le autorità filippine stanno verificando se i due abbiano ricevuto addestramento durante un viaggio a novembre a Davao, nel sud del Paese, ipotesi ritenuta improbabile dai funzionari locali.
Intanto il lutto continua. Altri feriti restano ricoverati, 17 in totale, con uno in condizioni critiche. Tra loro anche l’agente Scott Dyson, operato ieri alla spalla e a un occhio.
Alla sinagoga Chabad of Bondi, durante una veglia, l’ex primo ministro Scott Morrison ha definito le incriminazioni “un primo passo verso la chiusura”, mentre la città cerca di elaborare una tragedia che ha colpito al cuore la comunità ebraica e l’intero Paese.