MONTEVIDEO - Il partito neoliberista al governo in Uruguay ha finalizzato la riforma del sistema pensionistico. Il nuovo regime innalza l’età pensionabile da 60 a 65 anni e consente che le persone possano continuare a lavorare, a condizione di contribuire al regime misto, statale e privato.
Per il presidente Lacalle Pou, il sistema pensionistico uruguaiano era “molto solidale” ed è per questo che era necessario che gli uruguaiani lavorassero più anni.
Il testo ha richiesto mesi di trattative all’interno della coalizione di governo e anche con l’opposizione Frente amplio, che non ha appoggiato la riforma. “Un’altra promessa non mantenuta del governo che cambia le regole del gioco per i lavoratori. La riforma delle pensioni è una nuova mancanza di verità che danneggia la maggioranza degli uruguaiani”, ha twittato il Frente amplio.
Inoltre, l’approvazione è stata data nel bel mezzo della bocciatura del sindacato più importante: la Plenaria intersindacale dei lavoratori-Convenzione nazionale dei lavoratori (Pit-Cnt), che per protesta è scesa in piazza e indetto scioperi. “[Il progetto] Ci invita direttamente a lavorare più anni per andare in pensione e guadagnare meno”, aveva detto a marzo la capa dell’Unione unica delle telecomunicazioni (Sutel), Gabriel Molina, membro della dirigenza Pit-Cnt.
L’età media di pensionamento è passata dai 60 ai 61 anni, per i nati nel 1973, e sarà gradualmente aumentata fino a raggiungere i 65 anni per i nati nel 1977. Il sistema misto dei pensionamenti continuerà a rimanere a carico del Banco di Previsión Social (BPS) e la Administradora de Fondos de Ahorro Previsional (AFAP).