SKOPJE - Cresce la rabbia in tutto il Paese dopo l’incendio in discoteca avvenuto a Kocani, Macedonia del Nord, in cui hanno perso la vita 59 persone e 150 sono state feriute. Migliaia di persone sono scese in piazza a Skopje e nella stessa Kocani.
“Vogliamo giustizia!” è lo slogan dei 5.000 studenti che si sono riuniti nel cortile principale dell’Università San Cirillo e Metodio di Skopje. A Kocani, come testimoniano anche alcuni video pubblicati dai media locali, al grido “assassino, assassino”, circa 1.000 persone hanno preso d’assalto e demolito un bar dello stesso proprietario del Club Pulse, la discoteca incendiata. Manifestanti infuriati hanno lanciato oggetti contro il Municipio e distrutto le finestre della stazione di polizia locale.
Lo shock ha colpito anche le istituzioni, mentre a Kocani, centinaia di persone hanno aspettato in fila per firmare un libro di condoglianze. Secondo il direttore dell’ospedale, la vittima più giovane aveva 14 anni e le altre non avevano più di 25 anni.
La polizia ha confermato che l’incendio è stato innescato nelle prime ore di domenica mattina da fuochi d’artificio durante un concerto della band locale DNK nella discoteca Pulse, mentre all’interno c’erano circa 500 persone, il doppio della capienza massima. Il locale, che esisteva da 12 anni, non aveva una licenza legale, secondo quanto annunciato dal ministro degli Interni del Paese balcanico, Panche Toshkovski.
La discoteca era inoltre insonorizzata con materiali altamente infiammabili, non aveva sprinkler antincendio, aveva solo due estintori e l’unica uscita, oltre alla porta principale, era chiusa, ha riferito il procuratore generale, Ljupcho Kocevski. La band ha perso cinque dei suoi membri nella tragedia, compresa il responsabile dei fuochi d’artificio. Uno dei cantanti della DNK, Andrej Gjorgjieski, è morto insieme a un chitarrista, un batterista e un corista. L’altro cantante, Vladimir Blazev, è rimasto ferito.
Il sindaco di Kocani, Ljupcho Papazov, si è dimesso, esortando le autorità a indagare sulle responsabilità di tutte le persone coinvolte, compreso se stesso. “Questi ragazzini erano i nostri figli. Conoscevo la maggior parte di loro. Conoscevo le loro famiglie e alcuni erano amici di famiglia. Lo shock e la rottura che provo dureranno per tutta la vita”, ha scritto sui social.
Le autorità hanno dichiarato sette giorni di lutto nazionale. Secondo il ministro dell’Interno, più di 20 persone sono indagate per l’incidente, 15 delle quali sono già state arrestate dalla polizia, mentre altre si trovano in ospedale. Nell’elenco dei sospettati figurano il proprietario del club, l’organizzatore dell’evento e i responsabili della sicurezza. Tra gli arrestati ci sono anche un ex direttore dei servizi di soccorso e un alto funzionario del ministero dell’Economia.