FIRENZE - Madre e figlia di nuovo insieme dopo oltre quarant’anni. È la storia di Anna e Valentina, che si sono incontrate per la prima volta, grazie al desiderio di entrambe mai venuto meno e all’iniziativa della seconda, decisa a portare avanti la ricerca delle proprie radici come consente la legge italiana da ormai dieci anni.
Anna rimase incinta a soli 15 anni. Osteggiata dal padre, ma non dalla madre: quest’ultima, grazie a un’amica infermiera fiorentina, riuscì a farla arrivare dalla Calabria a Casa Speranza a Settignano, nel Comune di Fiesole, una casa famiglia per ragazze madri tuttora esistente.
La bambina di Anna venne data in adozione e la giovanissima madre tornò in Calabria per poi tornare a Firenze, una volta maggiorenne e grazie ancora all’aiuto della madre, per iscriversi al Conservatorio e diplomarsi. Nel 2014 Valentina, cresciuta in una bella famiglia adottiva, che già aveva tentato di scoprire chi fosse la sua vera mamma scoprendo però che sull’estratto dell’atto di nascita era scritto “da donna che non consente di essere nominata”, e a sua volta diventata mamma a 34 anni, dopo aver saputo che la legge italiana era cambiata, si era rimessa in moto nelle sue ricerche.
Riuscendo però alla fine ad arrivare al tanto atteso incontro. “C’è stata subito un’intesa bellissima”, spiega Anna che negli anni aveva pensato spesso alla sua bambina, ma sapeva che per legge non l’avrebbe potuta rintracciare.
“Un genitore biologico che ritrova un figlio dopo trenta o quarant’anni non può togliere nulla alla famiglia adottiva. È una felicità indescrivibile”, aggiunge.
“Per quanto una persona possa avere una storia di adozione felice - spiega Valentina -, a un certo punto della vita conoscere le proprie origini diventa un bisogno da affrontare. Questo presente ci permette di fare pace con un passato che inevitabilmente ha creato dolore a entrambe”.