POTENZA - Un intreccio tra mafia, affari e politica in regione, con decine di persone coinvolte in traffici, diversi reati e un’associazione di tipo mafioso al centro.
Il nome di “Iena 2” dato all’operazione faceva paura, ma ancor più faceva paura lo scenario che veniva descritto a fondamento di quei 51 arresti. E quasi 15 anni dopo, al primo confronto con l’esame di un giudicante, il tribunale potentino ha condannato solo due delle 27 persone coinvolte che, nel frattempo, non erano già state escluse dal processo e per un solo singolo caso di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Per Renato Martorano 14 anni di reclusione e 12 per Dorino Stefanutti, ritenuti responsabili di un’estorsione col metodo mafioso attuata con minacce, violenze e pressioni psicologiche nei confronti dell’imprenditore Quirino Guarino, per ottenere il pagamento della prima rata di un prestito usurario da 30.000 euro. Per il resto tutti assolti, la maggior parte di loro “perché il fatto non sussiste”, mentre per altri è scattata la prescrizione, mentre anche l’ipotizzata associazione a delinquere (che pure non ha portato ad alcuna condanna) ha visto mutare la propria natura da associazione mafiosa a semplice, con conseguente notevole riduzione dei tempi di prescrizione che ha chiuso questa partita anche per gli stessi Martorano e Stefanutti oltre che per Giovanni Quaratino, Pio Albano, Antonino e Carmine Garramone. Associazione a delinquere da cui sono stati invece prosciolti “per non aver commesso il fatto” Luigi e Saverio Postiglione, Francesco Damiano, Romeo Felitti e Rocco Lapelosa. Nel merito “il fatto non sussiste” sono stati assolti da singole ipotesi di reato oltre ai già citati Martorano, Albano, Quaratino e Luigi Postiglione anche Carmine Giuseppe Guerino Guarino, Nicola Coluzzi, Massimiliano Galasso, Rocco Pace, Vito Zaccagnino, Vito Postiglione, Giovanna Brienza, Vito Antonio Mecca, Giovanni Bollettino, Raffaele Somma, Nicola Giordano, Canio Carlucci e Caterina Anna Gerardi. Processo chiuso per prescrizione, invece, per l’ex presidente della Camera di commercio di Potenza ed ex deputato Lillino Lamorte, il suo segretario Mario Cutro, Gianvito Amendola e, per una delle accuse (per le altre c’è stata assoluzione nel merito), Quaratino.