MELBOURNE - Leifer, 53 anni, deve rispondere di ben 74 capi d’accusa per abusi sessuali su minori e potrebbe comparire nelle prossime ore di fronte al Tribnuale di primo grado di Melbourne per la prima udienza del processo a suo carico.
Le accuse contro la preside erano emerse nel 2008. Poco dopo, Leifer e la sua famiglia avevano lasciato l’Australia per Israele. Il primo mandato di arresto delle autorità australiane contro di lei era stato emesso nel 2012, mentre la prima richiesta d’estradizione era stata presentata da Canberra nel 2014.
Nel 2016, le autorità giudiziarie israeliane avevano stabilito che Leifer non era psichicamente idonea a sostenere un processo e avevano respinto la richiesta di estradizione. Tuttavia, pochi mesi dopo, indagini private hanno rivelato che la donna non mostrava alcun segno di disturbi psichiatrici, e la Corte suprema israeliana aveva autorizzato la ripresa del procedimento di estradizione concludendo che la Leifer aveva finto di avere una malattia mentale per evitare di essere processata.
“Dopo così tanti anni, dopo un abietto tentativo di fingere di essere malata di mente e, alla luce della decisione della Corte suprema, è nostro dovere morale consentire che l’imputata venga perseguita”, ha dichiarato il ministro della Giustizia Avi Nissenkorn in un comunicato ufficiale. Anche la Magen Association for the Protection of Children, che ha assistito le presunte vittime di Leifer - tra cui le sorelle Dassi Erlich, Elly Sapper e Nicole Meyer, che per prime avevano sposto denuncia - ha accolto con favore l’estradizione.
“Continueremo a sostenere le vittime in vista del processo di fronte ai giudici australiani. Combatteremo con tutte le nostre forze affinché Israele cessi di essere un rifugio per i criminali sessuali e affinché una simile saga giudiziaria non debba più ripetersi”.