Nuove regole per l’iscrizione all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), a cui sono obbligati tutti coloro che si trasferiscono fuori dall’Italia per almeno 12 mesi.
Si tratta di un registro, gestito dai Comuni sulla base di dati e informazioni provenienti dalle rappresentanze consolari all’estero, che permette di aggiornare l’anagrafe, la residenza fiscale (per sapere dove pagare le tasse) e l’iscrizione alle liste elettorali.
Molti italiani residenti all’estero finora, per svariati motivi, hanno disatteso l’obbligo, anche perché questo comportava sanzioni raramente applicate.
Dal 2024, con la finanziaria diventata legge lo scorso 30 dicembre, però, è prevista una sanzione dai 200 fino a 1.000 euro per ogni anno di mancata iscrizione, fino a un massimo di 5 anni.
Significa che se una persona vive all’estero da 9 anni, gli anni sanzionabili restano comunque 5.
Inoltre, l’iscrizione è personale e non del nucleo familiare, quindi la multa sarà applicata a ogni componente, minori compresi, per i quali ovviamente sono responsabili i genitori.
La verifica verrà effettuata dall’ultimo Comune di residenza del cittadino.
Come ci ha spiegato Nicola Caré, deputato del partito Democratico eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, “sono stati inoltre previsti più incentivi alle pubbliche amministrazioni, nella direzione di un accertamento più solerte. E si fa obbligo, seppur teorico, alle amministrazioni pubbliche, anche estere, di comunicazione al comune di iscrizione anagrafica e all’ufficio consolare competente, nel caso in cui esse acquisiscano, nell’esercizio delle loro funzioni, elementi ‘rilevanti’ tali da indicare una residenza di fatto all’estero del cittadino italiano. Il comune di iscrizione anagrafica dovrà comunicare all’Agenzia delle Entrate le informazioni ricevute, così da poter dare inizio a controlli di carattere tributario”.
Nessuna retroattività, tuttavia, perché non prevista dalla legge di bilancio ma un importante passaggio per rendere più effettivo, dopo anni, il valore dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, rispetto al quale restano comunque alcuni punti da chiarire, in particolare quello relativo alla copertura sanitaria.
La mancata comunicazione all’Aire è spesso infatti dettata dalla volontà di non perdere l’iscrizione al servizio sanitario e il medico di base.
Su questo punto l’onorevole Caré ha le idee molto chiare: “È giusto aver regolarizzato questo iter, non trovo giusto altresì che i cittadini italiani che trasferiscono (o hanno trasferito) la residenza in uno Stato con il quale non è in vigore alcuna convenzione con l’Italia, perdano il diritto all’assistenza sanitaria sia in Italia che all’estero, all’atto della cancellazione dall’anagrafe comunale e della iscrizione all’AIRE”.