PISA - L’inchiesta, ma anche il caso politico. Le manganellate di Pisa fanno clamore, sia per le immagini forti che spopolano sui cellulari e sulle Tv e sia per il polverone politico che inevitabilmente hanno sollevato, oltre all’inevitabile intervento della Procura.
L’inchiesta sulle manganellate durante il corteo degli studenti pro Palestina di venerdì scorso si concentra su 19 persone. Si tratta di 16 agenti arrivati dal Reparto celere di Firenze e due commissari capo e un dirigente della Questura di Pisa. Il capo della Procura pisana, Giovanni Porpora, non ha ancora indagato nessuno e sta esaminando il materiale ricevuto dalla polizia e dai carabinieri. Questi ultimi, che non hanno ricevuto una delega alle indagini, hanno solo trasmesso le immagini delle telecamere della città.
Chi ha dato materialmente l’ordine della carica? Chi, tra gli agenti, è intervenuto con eccessiva violenza? Com’è noto a Pisa sono rimasti feriti 13 studenti, di cui 10 minorenni, ma anche alcuni poliziotti. Per le botte a questi ultimi sono già stati indagati cinque antagonisti. Ora l’attenzione degli inquirenti è concentrata per individuare le responsabilità tra gli uomini della polizia.
Quel che si intende è che la carica sarebbe stata attivata per impedire il raggiungimento del cimitero ebraico, ritenuto punto sensibile durante il corteo a favore della Palestina. Corteo che non era stato autorizzato, perché non c’era stato il preavviso sul suo percorso.
E mentre l’inchiesta va avanti, i ragazzi continuano a protestare per ottenere “giustizia e verità”. Come la studentessa di 23 anni Camilla Diurno, che si è incatenata davanti alla Prefettura di Pisa per ottenere un colloquio con la prefetta Maria Luisa D’Alessandro.
Lo scontro di piazza ha ovviamente tenuto banco anche ai piani alti della politica. Da un lato con il capo di Stato, Sergio Mattarella, a redarguire l’uso della violenza sui manifestanti, con il Pd che si accoda richiedendo un’interrogazione sui fatti. E dall’altro lato, il leader della Lega, Matteo Salvini, che glissa inizialmente sulle dichiarazioni del presidente della Repubblica, ma, poco velatamente, mostra una ben’altra opinione: “Giù le mani dalle nostre forze dell’ordine”, aggiungendo poi che “è sempre meglio che non ci siano scontri”. “Poliziotti e carabinieri sono quotidianamente vittime di violenza fisica e verbale. Anche in quella piazza. Se mio figlio andasse a urlare ‘sbirro c...one’ poi se la dovrebbe vedere con me”, ha continuato. A suo avviso “chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente”.
Al centro, a destreggiarsi tra le dichiarazioni, il ministro dell’Interno Piantedosi che, se da un lato appoggia le parole di Mattarella, sostenendo che “le condividono tutti i poliziotti”, e auspicando “sempre che le manifestazioni pubbliche si svolgano pacificamente e senza incidenti”, dall’altra parte ha voluto far notare che “le forze dell’ordine [italiane] sono tra le migliori al mondo”, spiegando che “i manifestanti non hanno voluto fornire indicazioni su dove fossero diretti e si sono sottratti ai reiterati tentativi di mediazione”.
Intanto, l’interrogazione del Pd arriva “dopo una ricostruzione dei fatti, alla luce anche delle note diffuse dal Quirinale e del dibattito che poi si è sviluppato”. Si chiede di sapere: “Se e quali direttive siano state impartite dal Ministero nella gestione dell’ordine pubblico e se, come ha affermato più volte in questi giorni, possa confermare che non sono cambiate le regole della suddetta gestione”, chiedendo poi chiarezza sui “fatti inquietanti” e “su cosa non abbia funzionato nella catena di comando”, poi “stigmatizzando con fermezza tali comportamenti e punendo i responsabili degli episodi di violenza, incompatibili con i principi di uno Stato democratico, a tutela e difesa della Costituzione, della libertà di manifestare pubblicamente opinioni, come ricordato dal capo dello Stato, e della democrazia”, come si legge nella nota.
Manganellate a Pisa: interviene la Procura
L’inchiesta si concentra ora su 19 persone. Il Pd presenta un’interrogazione sui fatti. Matteo Salvini: “Giù le mani dalla Polizia".