ROMA – Una guerriglia urbana scatenata con bombe carta, pali della segnaletica divelti in strada usati per sfondare il cordone delle forze dell’ordine, sassi e bottiglie, gli agenti che rispondono con lacrimogeni e cariche.

Il tentativo dei manifestanti pro-Palestina di partire in corteo termina tra i disordini messi in atto dagli infiltrati violenti e i getti di idranti della polizia usati per disperderli: in settemila avevano sfidato il divieto della questura partecipando alla manifestazione non autorizzata, aderendo alla stessa mobilitazione lanciata in altre città europee in vista del 7 ottobre, anniversario degli attentati di Hamas che lo scorso anno furono seguiti dall’invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano.

Durante gli scontri almeno 34 persone sono rimaste ferite, di cui trenta tra le forze dell’ordine, mentre una ragazza è stata colpita alla testa e soccorsa sul posto.  Dei fotografi sarebbero invece stati bastonati da alcuni manifestanti. A creare scompiglio a piazzale Ostiense sono stati i professionisti dei disordini, incappucciati e improvvisamente staccatisi dalla folla che invece sventolava bandiere libanesi, palestinesi e kefiah. E anche il vessillo giallo di Hezbollah.

Non a caso erano stati messi in campo imponenti dispositivi di sicurezza nella capitale: dopo il controllo di oltre 1.600 persone, con presidi e posti di blocco ai caselli autostradali e nelle stazioni, in 40 - provenienti da diverse città da Nord a Sud del Paese - sono finite in questura ricevendo il foglio di via.

“Da quanto avvenuto arriva la conferma della fondatezza del divieto emesso dalla questura di Roma”, rilevano fonti del ministero dell’Interno che nei giorni precedenti la manifestazione avevano parlato di allarme infiltrati. Al corteo c’erano diversi militanti della galassia dei centri sociali - per una volta idealmente al fianco dei gruppi dell’estrema destra nelle contestazioni anti israeliane - cittadini e associazioni palestinesi, collettivi studenteschi, esponenti della sinistra extraparlamentare e anche tanti comuni cittadini.

Dalla folla, dove tra diverse bandiere rosse dominavano quelle dei due Paesi arabi in queste ore sotto attacco di Israele, si sono levati slogan in difesa di Gaza e contro Netanyahu, Biden e Meloni, definiti “assassini”. Poi il tentativo dei manifestanti di sfondare il cordone delle forze dell’ordine con il lancio di oggetti contro gli agenti, che hanno reagito con cariche, lacrimogeni e idranti per disperdere i violenti, molti incappucciati. Solo dopo diversi minuti di vera e propria guerriglia la situazione è tornata alla calma.

E sugli episodi nella capitale arriva la condanna della politica. Il presidente dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, stigmatizza le bandiere di Hezbollah, il capogruppo al senato di Italia Viva, Enrico Borghi, punta il dito contro il “sostegno al terrorismo andato in scena a Roma” mentre l’eurodeputata Pd Pina Picierno parla di “slogan antisemiti”.