La risposta alla visita a Taipei della speaker del Congresso Usa, Nancy Pelosi, è stata immediata e, probabilmente, non sarà l’ultima.
Nel suo soggiorno, durato poche ore, Pelosi aveva dichiarato che gli Stati Uniti non abbandoneranno l’isola, che, pur godendo di un regime democratico, si sente minacciata dal costante pericolo di una invasione da parte delle forze armate cinesi. Visita e parole che si sono tradotte in una provocazione alla Cina.
Il quotidiano cinese The Global Times scrive oggi: “È la prima volta che l’esercito cinese fa uso di munizioni vere e fuoco di artiglieria a lungo raggio sullo Stretto di Taiwan”.
Le esercitazioni, che hanno preso avvio alle 6:00 di questa mattina (ora locale), e che si protraranno fino a domenica, si stanno svolgendo nei bracci di mare che circondano Taiwan fino ad una distanza di 9 chilometri dalle sue coste, ma anche sulla terraferma antistante l’isola, dove sono state schierate numerose unità dell’esercito e sistemi di lancio di missili.
Inoltre l’aviazione cinese sta pattugliando tutto lo spazio aereo sovrastante.
La disposizione delle forze cinesi lascia pensare ad una prova generale di accerchiamento finalizzato ad una invasione.
“Chi offende la Cina dovrà essere punito, inesorabilmente”, aveva detto ieri il ministro degli Esteri cinese Wang Yi.
I ministri degli Esteri dei paesi aderenti alla Asean (Association of Southeast Asian Nations) hanno espresso profonda preoccupazione per la situazione.
Da Phnom Penh (Cambogia), dove si trovano in riunione, i ministri hanno emesso una dichiarazione congiunta con la quale affermano che: “l’Asean è preoccupata per i recenti sviluppi che possono portare a errori di calcolo, a gravi confronti, se non ad un conflitto aperto e a conseguenze imprevedibili per le grandi potenze coinvolte”.