“Credo di aver superato i centosettanta film: un bel record. Quindi l’ho ben riempita, la mia vita. Mi posso contentare. Insisto: sono fortunato”. Così Marcello Mastroianni in una delle sue ultime interviste. Del grande attore che ci ha lasciati il 19 dicembre del 1996, in questi giorni ricorrono i 100 anni dalla nascita.

Le sue prime esperienze nel mondo del cinema avvengono quando è ancora bambino. Ha infatti la possibilità di fare comparsate addirittura in alcuni film del grande Vittorio De Sica, che negli anni ‘30 è già un maestro riconosciuto.

Dopo la maturità liceale, si iscrive alla facoltà di Economia e Commercio, senza però mai interrompere il rapporto con lo spettacolo e in particolare con il teatro. Entrato a far parte del Centro Universitario Teatrale, viene notato nientemeno che da Luchino Visconti, il quale lo chiama per interpretare importanti ruoli in lavori teatrali di recente concezione. Tra questi, ad esempio, “Un tram chiamato desiderio” e “Morte di un commesso viaggiatore”; oppure più classici come “La locandiera” e “Le tre sorelle”.

Parallelamente, Mastroianni ha modo di lavorare ancora nel cinema. Il vero e proprio debutto sul grande schermo avviene nel 1948 con “I miserabili” film di Riccardo Freda tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.

Dopo aver interpretato sotto la regia di Luciano Emmer diversi ruoli da attore giovane in commedie neorealistiche (“Domenica d’agosto”, “Le ragazze di Piazza di Spagna”), arrivano anche al cinema i primi ruoli drammatici in “Lulù” di Fernando Cerchio e “Cronache di poveri amanti” di Carlo Lizzani  e “Le notti bianche” di Visconti, mentre sul set di “Peccato che sia una canaglia” di Alessandro Blasetti incontra per la prima volta Sophia Loren.

L’affermazione definitiva della carriera di Mastroianni arriva nel 1958 con “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, a cui segue due anni più tardi “Adua e le sue compagne” di Antonio Pietrangeli. Ottiene il successo internazionale grazie alla collaborazione con Federico Fellini nei suoi due capolavori “La dolce vita” (1960) e il successivo “8½”.

Insieme alla fama globale arriva anche la nomea di “latin lover” e il ruolo di sex symbol, che cerca però di contrastare, anche se quasi inutilmente, fino a un’età più matura. In questo contesto accetta quindi di interpretare il ruolo di un impotente nel film “Il bell’Antonio” (1960) di Mauro Bolognini, al fianco di Claudia Cardinale

Nel 1961 esce “Divorzio all’italiana”, dove recita al fianco di Stefania Sandrelli, commedia nera basata sul delitto d’onore. Il film presentato al Festival di Cannes ottiene il premio per la migliore commedia e vincitore, nel 1963, di un premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale.

Tra gli altri film girati dall’attore ricordiamo: “I compagni” (1963) di Monicelli e “Ieri, oggi, domani” (1963), “Matrimonio all’italiana” (1964) e “I girasoli” (1970) diretto da De Sica dove Mastroianni recita al fianco della Loren. La coppia che ha formato con lei è stata un sodalizio artistico tra i più riusciti del cinema italiano, che si è snodato con episodi memorabili lungo l’intera carriera di entrambi.
Nel 1968 gira “Amanti” ancora sotto la regia di De Sica. Protagonista femminile è Faye Dunaway. Nel 1978 debutta in televisone ne “Le mani sporche” diretto da Elio Petri. Prima d’allora Mastroianni non ha mai lavorato sul piccolo schermo, eccezion fatta per alcune celebri apparizioni come ospite in Studio Uno, accanto a Mina e a Sandra Milo. 

Nel 1988 è protagonista insieme a Massimo Troisi di “Splendor” e “Che ora è”, entrambi diretti da Ettore Scola. Per quest’ultimo film i due protagonisti riceveranno ex aequo la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1990 vince il Leone d’oro alla carriera che gli viene consegnato da Fellini al Palazzo del Cinema durante il Festival veneziano del cinema.

Tra gli altri riconoscimenti, due Golden Globe, due Premi Bafta, otto David di Donatello, otto Nastri d’argento, cinque Globi d’oro e un Ciak d’oro. E’ stato per tre volte candidato all’Oscar come miglior attore per “Divorzio all’italiana”, (1961) di Pietro Germi, “Una giornata particolare” (1977) di Scola e per “Oci ciornie” (1987) di Nikita Sergeevich Michalkov.

Negli ultimi anni, si ricorda la sua interpretazione a un film di impegno civile come “Sostiene Pereira” e il montaggio dei suoi ricordi personali, apparsi postumi, nel film-documento “Mi ricordo, sì, io mi ricordo”, raccolti anche in un libro. Si è spento il 19 dicembre 1996 a Parigi, all’età di 72 anni.