Tre le date previste per questo mini tour australiano del cantante catanese, che da molti anni vive a Parma, che esordirà al Tivoli di Brisbane il 21 maggio, poi sarà a Melbourne per una data a The Palms at Crown il 24 maggio e, infine, chiuderà questa serie di concerti australiani il giorno dopo, il 25 maggio, a The Enmore Theatre di Sydney.

Mario Biondi è senza dubbio la voce più internazionale del panorama musicale italiano, una voce che fa della sua timbrica un vero e proprio marchio di fabbrica. Internazionale non soltanto per vocalità ma anche, e soprattutto, per avere dimostrato, negli anni, una grande capacità di intessere relazioni con le più diverse culture musicali del mondo. Una carriera che non è certamente iniziata con la pubblicazione, nel 2006, del fortunato disco Handful of Soul (che contiene, tra gli altri brani, la famosa This Is What You Are): “Sono quasi vent’anni da quel disco ma la mia carriera - ha sottolineato Mario Biondi nel corso di una intervista concessa a ReteItalia - dice molti anni in più, 30/35 anni ormai”.

È un viaggio nel passato che ci porta fino a oggi, quello che abbiamo percorso con il cantante siciliano nel corso dell’intervista radiofonica che ha anticipato il suo arrivo in Australia: “Le prime apparizioni televisive, grazie a mio padre (Giuseppe Ranno, in arte Stefano Biondi, anche lui cantante, ndr), risalgono esattamente al 1987; venire da una famiglia di musicisti ha avuto, ovviamente, un peso importantissimo nella mia vita. Ho iniziato quindi da molto giovane una carriera nei club, nei locali prima catanesi, poi messinesi, poi a Taormina dove prendeva vita la vera e propria gavetta e dove, fondamentalmente, ho formato poi quello che sono poi diventato. Quelle, infatti, sono state le prime esperienze che mi hanno permesso di incontrare un pubblico eterogeneo, di tutte le lingue, poiché Taormina era frequentata all’epoca da tutto il mondo”. Un amore per la musica che, quindi, si è formato da giovanissimo, quando Mario ha frequentato per lungo tempo anche i canti gregoriani “per poi passare alla musica gospel e poi esplorare tutto l’ambito jazzistico”.

Ma la versatilità e la curiosità verso ogni espressione artistica in campo musicale fa di Mario Biondi un artista che ha saputo sempre sperimentare senza schemi e continua a farlo, lo dimostra la sua interessante discografia: “Ho sempre amato tutta la musica, non ho mai fatto grosse distinzioni di genere, anzi, mi piaceva tantissimo mettermi anche in gioco in cose che chi mi stava attorno forse cercava anche di sconsigliarmi perché per loro io avevo la vocalità black, solo jazz. Ma a me, ad esempio, è sempre piaciuta ovviamente anche la musica italiana che ho adorato negli anni, sin da quando ero ragazzino. E per tutta la musica che esploro e che interpreto ringrazio i tanti musicisti che mi hanno seguito, supportato, aiutato e mi hanno insegnato tantissimo nel corso degli anni”. 

Una forma di ricerca musicale che ha nel passato, nell’attaccamento alla sua Sicilia, una componente molto importante: “Sono legato a doppio modo al dialetto siciliano. Anch’io sono un emigrato, al Nord; vivo a Parma da oltre trent’anni, però il dialetto per me è sempre stato una forma di intimità, di contatto con l’anima sia mia sia quella delle persone che ho incontrato durante il mio percorso. Mi piace parlare il dialetto e non dimenticare da dove vengo. Credo che sia fondamentale nella vita, e un mio carissimo amico, un pianista col quale ho collaborato per tantissimi anni mi diceva sempre questa cosa: ‘Non bisogna mai dimenticare da dove veniamo’. Tanto più quando il posto dal quale arrivi è sempre stato un posto del quale sono sempre stato innamorato”. 

Il sentimento di profondo attaccamento alle proprie origini è condiviso con gli italiani d’Australia, verso i quali Mario manifesta un profondo rispetto: “È un gesto d’amore fortissimo, quello di allontanarsi dalle proprie radici, mantenendole strettamente vicine al cuore”. 

La sensibilità verso un panorama musicale senza confini è, come detto, testimoniata dal repertorio di Mario Biondi che ha spaziato, solo per citare alcune delle sue produzioni, dall’album che lo ha imposto a livello internazionale, Sun, dove ha collaborato e duettato con uno stuolo di artisti di primissimo livello, tra cui Chaka Khan, Al Jarreau, James Taylor Quartet, e gli Incognito, gruppo britannico il cui leader e chitarrista, Jean Paul Mannick, è stato co-produttore del disco insieme allo stesso Biondi. Ma il cantante catanese è ‘arrivato’ anche in Brasile, a cui ha dedicato Brasil, un album nel quale si trovano, ad accompagnare la voce di Mario, grandi nomi della musica carioca, come Ivan Lins e Ana Carolina. 

Nel corso della sua decennale carriera, ovviamente, tanto spazio alla musica black e soul, celebrata anche nell’ultima produzione Crooning undercover, un disco di cover e inediti, dove, tra rivisitazioni di celebri brani e inediti, spicca la versione del grande classico My Favourite Things, con il sax del jazzista italiano Stefano Di Battista, e Fool For You Love, con la partecipazione dell’armonicista più influente della scena musicale argentina, Franco Luciani, un brano il cui testo è firmato da Steven Sater, per anni co-autore di Burt Bacharach, in un vero e proprio omaggio a uno dei più importanti artisti della musica internazionale a cui Mario Biondi è particolarmente legato. 
“Burt è stato un mito della musica internazionale e non solo per me, ma anche per tantissime persone in tutto il mondo – ricorda con grande emozione Mario Biondi –. Ho avuto la fortuna e la possibilità di conoscerlo, di frequentarlo, di avere con lui anche un rapporto umano che mi ha fatto innamorare, se possibile, ancora di più di questo personaggio. Perché al di là dell’artista strepitoso, c’era anche una persona stupenda, una persona di grande empatia, di grande cuore e di grande affetto. Una persona che mi ha sostenuto nel periodo nel quale ci siamo frequentati; mi ha sempre dato la pacca sulla spalla perché per lui ero bravo e stavo facendo delle belle cose. Questo per me è stato fondamentale ed è stata una benedizione incredibile”. 

Un percorso musicale che è partito da lontano e ha nell’autenticità e nella passione per la musica una chiave decisamente rilevante, nella vita professionale di chi si definisce “un indomito che non si dà mai troppa ragione” e che, anche nella collaborazione con importanti artisti nel corso degli anni, confida di trovare ogni giorno “la forza, la conferma che l’amore per la nostra professione e per la musica è profondo”. “È questo amore che mi rende vivo e che mi permette di mettermi in gioco sempre di più”. 

Mario Biondi è un artista che si è concesso e si concede un percorso di grande curiosità musicale conservando sempre, negli anni, un profondo rispetto per il suo pubblico. Infatti, pur avendo raggiunto, con una tra le sue canzoni più note, This Is What You Are, la vetta delle classifiche, oggi non ha l’ansia della prima posizione che, certamente, quando è accaduto, ha apprezzato e non ha disdegnato: “[Ma] proprio per il rispetto per chi mi ascolta e mi ama, non voglio essere ipocrita in quello che faccio. Continuo a seguire e a essere quello che mi ha permesso di essere me stesso, con o senza il successo”.

Appuntamento, quindi, alla prossima settimana, quando Mario Biondi salirà sul palco a Brisbane, Melbourne e Sydney, per una serie di concerti dove la sintonia tra il pubblico, i musicisti e l’artista farà da importante sottofondo al grande repertorio di una delle voci più belle della musica italiana.