KIEV - La Russia ha lanciato circa 630 tra droni e missili contro obiettivi in tutta l’Ucraina, colpendo in modo massiccio anche Kiev, dove sono rimaste uccise almeno 15 persone, tra cui tre minori.
I raid russi sulla capitale ucraina hanno danneggiato anche la sede della missione diplomatica Ue e gli uffici del British Council, facendo scattare un coro di condanne internazionali contro il Cremlino.
Circa un centinaio di persone hanno trovato rifugio in una stazione della metropolitana, alcune con sacchi a pelo, altre insieme ai propri animali domestici. Si tratta di uno degli attacchi più gravi contro Kiev dall’inizio della guerra, dopo quello del 31 luglio che causò oltre 30 morti, inclusi cinque bambini.
Nell’attacco aereo, partito alle 3 del mattino, le autorità hanno segnalato impatti in più di 20 località; un edificio di cinque piani nella zona orientale della città è stato completamente distrutto. Mosca sostiene di aver preso di mira “con successo” solo “obiettivi militari”. Tra le vittime risultano tre minori, di due, sette e 17 anni. I feriti sono almeno 45, mentre tre persone sono state estratte vive dalle macerie. Il sindaco Vitali Klitschko ha decretato per domani una giornata di lutto cittadino.
La condanna dall’Europa è stata immediata: al primo ministro britannico Keir Starmer, che ha parlato di “attacco insensato”, ha fatto eco il presidente francese, Emmanuel Macron, che ha definito le azioni di Mosca “terrore e barbarie”.
Ursula von der Leyen ha detto che “l’attacco che ha colpito nelle immediate vicinanze della rappresentanza della nostra Unione, è un altro triste promemoria della posta in gioco”. La presidente della Commissione europea ha poi assicurato la “massima pressione sulla Russia” ribadendo che “presto” verrà presentato il 19esimo pacchetto di sanzioni.
I bombardamenti aerei su Kiev erano stati relativamente moderati nel corso di questo mese, quando il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha accelerato gli sforzi diplomatici - per ora vani - di porre fine alla guerra, incontrando prima Vladimir Putin in Alaska e poi, a Washington, lo stesso Zelensky, con i leader europei e della Nato.
Trump ha spinto per un vertice bilaterale tra i leader russo e ucraino, ma Mosca continua a respingere l’idea, limitandosi a sottolineare la necessità di preparare in modo accurato l’incontro. Zelensky ha appoggiato l’iniziativa, ma ha chiesto garanzie di sicurezza agli alleati occidentali per prevenire qualsiasi futuro attacco russo in caso di accordo di pace. Domani, proprio su questo tema, è previsto a New York un incontro tra alti funzionari ucraini e statunitensi.
Zelensky, alla vigilia di un nuovo incontro della sua amministrazione con funzionari statunitensi a New York, ha denunciato “segnali molto arroganti e negativi da Mosca riguardo ai negoziati”, invocando maggiore pressione internazionale per “costringere la Russia a fare passi concreti”.
Il leader di Kiev è tornato a chiedere un aumento delle pressioni su Mosca anche da parte di alleati come Cina e Ungheria, a parole favorevoli a una soluzione diplomatica della crisi. Pechino ha invitato le parti in conflitto a “creare le condizioni per una soluzione politica” poco dopo aver annunciato che Putin, insieme al dittatore nordcoreano Kim Jong-un, saranno al fianco del presidente Xi Jinping nella parata militare del 3 settembre nella capitale cinese per gli 80 anni della fine della Seconda Guerra Mondiale.