Cantante, attore, conduttore televisivo, regista teatrale, showman, doppiatore e ballerino. Quanti artisti possono vantare un curriculum ricco e articolato come quello di Massimo Ranieri? Il popolarissimo “cantattore”, come ama definirsi, un talento caleidoscopico esercitato con la scrupolosa professionalità dei Maestri d’altri tempi, ha appena compiuto 70 anni. Dalle flessioni e spaccate che incantano la platea nei suoi spettacoli sembrerebbe molto più giovane. 

Giovanni Calone, questo il suo nome all’anagrafe, è nato il 3 maggio 1951 a Napoli, figlio di Giuseppina e Umberto, quinto di otto figli. A soli 13 anni, con lo pseudonimo di Gianni Rock, incide il suo primo disco e sbarca a New York in tournèe come spalla di Sergio Bruni. E’ nel 1966 che diventa “Ranieri”, cognome d’arte che nel ‘68 verrà accompagnato dal nome Massimo. Quell’anno “Canzonissima” si chiama “Scala reale” e lui, 15enne, canta “L’amore è una cosa meravigliosa”. Nel ‘67 vince il Cantagiro nel girone dedicato alle giovani promesse con “Pietà per chi ti ama” e nel ‘68 partecipa a Sanremo con il brano “Da bambino” in coppia con i Giganti, un successo che lo riconferma al Cantagiro con “Preghiera per lei”. Si ripresenta a Sanremo con “Quando l’amore diventa poesia” in coppia con Orietta Berti e di nuovo al Cantagiro vincendolo con “Rose rosse”. A “Canzonissima” arriva al secondo posto con “Se bruciasse la città”. Esce il primo LP e la carriera da cantante prende definitivamente il volo. Per la regia di Mauro Bolognini debutta nel film “Metello” e incide il brano “Io e te” di Ennio Morricone, tema del film. Nel ‘70 vince “Canzonissima” con “Vent’anni” e nel ‘72 vince ancora con “Erba di casa mia”. 

La lista dei premi che costellano la sua carriera è sconfinata, a partire dal David di Donatello e dal Premio Internazionale della Critica per “Metello”, passando per La Maschera d’Argento, il Taormina Arte, il Flaiano per il Teatro, più volte, il Premio Fellini, Barocco, Sirmione Catullo, il Patroni Griffi, La Pigna d’oro alla carriera, il Premio Speciale della Giuria del Festival di Busto Arsizio e il Premio De Sica per il Teatro.

Nel film per la tv “La sciantosa” è accanto ad Anna Magnani. Ranieri ha lavorato anche con altre grandi attrici come Mariangela Melato e Pupella Maggio e con altri del calibro di Carlo Giuffrè, Philippe Leroy, Kirk Douglas e Yul Brynner. Tanti anche i registi che lo hanno diretto, da Bolognini e Giuseppe Patroni Griffi a Giorgio Strehler, Maurizio Scaparro e Steno. Nel ‘75 scolpisce nella memoria collettiva un’indimenticabile interpretazione da protagonista con “Salvo D’Acquisto”. Un’altra interpretazione che lascerà il segno sarà, molti anni dopo, quella di Pier Paolo Pasolini nel film “La macchinazione”.

Nell’‘88 con “Perdere l’amore” scrive una pagina importantissima della storia di Sanremo con uno dei successi più cantati e citati di sempre. Una performance che valorizza la voce dell’artista, con tutta la sua potenza ed estensione. Al Festival porterà in seguito altre canzoni di grande eleganza come “Ti penso”, “La vestaglia”, “Ti parlerò d’amore”.

Poco dopo torna a teatro come protagonista di “Rinaldo in campo”, commedia musicale di Garinei e Giovannini. Ancora tv nel 1989 con “Fantastico-Cinema”, ma non è tipo che si fa accecare dai lustrini del piccolo schermo e così, due anni dopo, torna alla discipina del teatro e alla prosa e ripropone “Pulcinella”, poi “Liolà” di Luigi Pirandello. Nel 2001 è di nuovo in tv al timone di “Siete tutti invitati... citofonare Calone”. Torna a esibirsi in concerto dopo 25 anni con la tournèe teatrale “Oggi o dimane”. Il 2004 è l’anno del debutto nell’opera lirica come regista dell’opera “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni e con “I pagliacci” di Ruggero Leoncavallo. Firma poi la regia di “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti e “La Traviata” di Giuseppe Verdi.

Con il doppio album “Canto perché non so nuotare... da 40 anni” festeggia i quattro denni di carriera, con circa 700 repliche teatrali in tutt’Italia, e torna a raccontarsi in tv con “Tutte donne tranne me”, prima di pubblicare il primo libro autobiografico “Mia madre non voleva” scritto con Gualtiero Peirce.

Nel 2010 prende forma uno dei suoi grandi sogni: il teatro che si fa tv e la tv che si fa teatro. Va in onda “Filomena Marturano”, la prima delle quattro commedie di Eduardo De Filippo dirette e interpretate da Massimo Ranieri, che vede come coprotagonista Mariangela Melato nel suo ultimo impegno prima della sua scomparsa. Nel 2013 con lo spettacolo “Sogno e son desto” attraversa, oltre alla grande canzone napoletana, il suo repertorio con tutti i suoi successi insieme ai brani dei celebri cantautori italiani e internazionali, da Fabrizio De Andrè a Charles Aznavour. 

L’incantesimo del jazz anima “Malia”, altra avventura in tour che prende le mosse dall’album omonimo del 2015 con gioielli della canzone partenopea suonati da cinque grandi jazzisti: Enrico Rava (tromba e flicorno), Stefano Di Battista (sax alto e sax soprano), Rita Marcotulli (pianoforte), Stefano Bagnoli (batteria) e Riccardo Fioravanti (contrabbasso).

L’ultima presenza dell’era pre COVID-19 sul palco del Teatro Ariston come superospite a Sanremo è in un memorabile duetto con Tiziano Ferro, al quale seguirà anche una versione radiofonica di “Perdere l’amore”.