“E adesso sono pronto a fare il direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo - dice con decisione Massimo Ranieri -. Se dovessero propormelo direi di sì. Ho già le valigie pronte e ci andrei a piedi”, confessa. Con lui sul palco vedrebbe bene Loretta Goggi che conosce dai primi anni Settanta. “C’è affetto, amicizia, stima. E’ una brava attrice, sa cantare, sa presentare... Non sarebbe perfetta, sarebbe perfettissima per Sanremo. Ci capiremmo con uno sguardo”, aggiunge.

Sulla sua esibizione nella serata d’apertura del Festival con l’intensa ‘Lettera di là dal mare’, la canzone con cui è stato in gara a Sanremo (“Il testo più potente del Festival”) Ranieri confessa: “Mi ha vinto l’emozione. Prima ero più giovane, incosciente. Beati i ragazzi, li invidio”. La canzone ‘Lettera di là dal mare’ parla di migranti e parla anche di lui, del suo primo viaggio alla scoperta dell’America, all’età di 13 anni, “cinque giorni su una nave che era un puntino nell’oceano, un viaggio meraviglioso, ma terrorizzante, giorni passati a vomitare in balia di Dio mentre sembrava che il mare toccasse il cielo”.

Rivede quella scena mentre canta questa canzone, si emoziona ed emoziona il pubblico mentre rivede con la mente anche le immagini di quelli che lasciano oggi il loro paese. “Siamo stati pionieri - osserva Ranieri - e siamo stati accolti, anche se inizialmente venivamo denigrati. Poi invece siamo diventati importanti... Penso a questi poverini che partono e vengono respinti. Dev’essere una cosa terribile. E’ un tema tragicamente ancora attuale”.

Al Festival “mi ha tenuto in forma l’adrenalina”, racconta ancora ‘il cant-attore’ che, come Gianni Morandi, eterno rivale dai tempi di Canzonissima, è molto tonico e dimostra meno anni della sua età. “È stato bello questo incontro con lui a Sanremo”, aggiunge, sottolineando che però stavolta la vita nei camerini è stata sacrificata dal rigido protocollo anti COVID-19 e, nel backstage, “non c’era nessuno nei corridoi”. Un peccato perché era quella la sede “per dire quattro cavolate, bere un caffè o fumare una sigaretta”. 

Con più di 14 milioni di dischi, tra gli artisti italiani che hanno venduto di più nel mondo, Massimo Ranieri, attore di teatro e di cinema e showman, oltre che cantante di musica leggera, al secolo Giovanni Calone, nato a Napoli il 3 maggio del 1951, quinto degli otto figli di Giuseppina Amabile e Umberto Calone, cresce nel Pallonetto di Santa Lucia, zona dell’elegante quartiere napoletano di San Ferdinando, vivendo in piccolo appartamento al quinto piano di un vecchio stabile. Fin da piccolo svolge vari lavori (garzone di panettiere, fattorino, ragazzo di bottega, commesso, barista e intrattenitore nelle cerimonie).

Si racconta che da bambino fu invitato a cantare per i turisti e non essendo d’accordo fu portato su uno scoglio; non sapendo nuotare, si arrese e cantò, ottenendo il consenso del pubblico presente. A tale proposito, ricorda: “La mia voce piaceva e ben presto finii a cantare in un bar in cui mi esibivo per i clienti”. Della sua voce, che considera “un dono della mamma, anzi di Dio”, è fiero, ma racconta di non avere mai studiato canto e di averla curata a teatro grazie a Giorgio Strehler che gli insegnò come usarla.

Un nuovo album di inediti, arrangiato da Gino Vannelli, uscirà ad aprile. “C’è un inedito di Ivano Fossati, un brano di Pino Donaggio scritto insieme a Pacifico e uno di Giuliano Sangiorgi. C’è anche un brano di due giovani leccesi, i fratelli Nicco e Carlo Verrienti, da cui viene fuori un Ranieri diverso”, rivela. Non è andata in porto per l’album, ma per la serata dei duetti invece, la collaborazione con Nek. “E’ un signore, una persona educata, un ottimo cantante, un grande musicista. E’ nata un’amicizia telefonica - racconta Ranieri - quando gli ho chiesto un pezzo per il disco. Abbiamo cantato insieme nella serata dedicata alle cover”.

La canzone scelta è stata ‘Anna verrà’, una canzone che lega Ranieri a Pino Daniele “perché sia Pino che io eravamo innamorati di Anna Magnani - ricorda -. Avevo fatto un film con lei negli anni Settanta, ‘La sciantosa’. E’ la mia attrice preferita.‘Anna verrà’ doveva essere la sigla finale del mio Fantastico del 1989 ma in Rai la scartarono”. 

Ritornando a ‘Lettera di là dal mare’, la canzone che ha segnato il ritorno di Ranieri in gara al Festival di Sanremo, 25 anni dopo l’ultima volta, insignita del Premio della Critica Mia Martini, è in questi giorni di tragica attualità. “Ovviamente il mio primo pensiero e il mio cuore, come per tutti noi esseri umani, va ad un grande popolo - dice - costretto a una terribile ‘emigrazione forzata’. Il testo del brano è la prova che il tempo purtroppo non ci ha insegnato niente, anzi siamo tornati indietro di cent’anni. E questo mare che io canto, così angoscioso, ne è ulteriore conferma... L’angoscia di un futuro sospeso”, dice rivolgendo un pensiero a chi fugge dal proprio Paese e, in particolare, al popolo ucraino. Lettera di là dal mare’ tratta il tema dell’emigrazione in modo umano e nobile ma soprattutto vero. “E’ la storia di un emigrante italiano che ha affrontato un viaggio terribile, faticosissimo per inseguire il sogno americano”.