“Non chiamatemi diva. Magari qualcuno mi vede così, non ho il potere di controllare quello che gli altri vedono in me. Io mi sento un’attrice e una grande lavoratrice, su questo penso di essere irreprensibile. Sono un essere umano normale, appassionata del mio lavoro, in certi frangenti brava, altre volte meno. Come tutti”. L’attrice Matilda De Angelis da due mesi e mezzo vive a Torino, dove rimarrà fino alla fine dell’anno. Sta girando, per Netflix, la serie “Lidia Poet”, dedicata alla prima donna avvocato d’Italia. “Mi sono innamorata di questa città, mi trasferirò qui. Mi capita raramente, mi è successo solo a Parigi e ad Amsterdam, in nessuna città italiana. Esteticamente mi piace anche più di Bologna che resta la mia città”, confessa Matilda. “Le prime due settimane non l’avevo capita. Poi una sera mentre tornavo a piedi da via Po a casa mia al Quadrilatero mi sono accorta di amarla. E’ romantica, illuminata benissimo, ha un’architettura che mi fa impazzire, autentica, monumentale, d’altra parte è un’ex capitale. C’è il fiume, è tutto bello, e si mangia bene. Non ho un fidanzato da convincere, verrò a vivere qui con il mio cane”.
Matilda è stanca e quando finirà di girare “Lidia Poet” sogna una bella vacanza. “Lavoro tanto, è una serie di 14 settimane, sei giorni su sette, 13 ore al giorno. Sono protagonista assoluta, sto tutto il giorno sul set”. “Lidia Poet” racconta una storia sconosciuta al grande pubblico, ma fondamentale per il percorso di emancipazione femminile. E Matilda in quei panni si sente a suo agio. “Lidia ha fatto qualcosa, ha lottato tutta la vita contro i mulini a vento. Per fortuna è morta dopo il suffragio femminile, è riuscita a vedere le donne al voto. Io mi muovo da femminista nel mondo. il mio incedere è femminista, non ho fatto grandi manifestazioni o rivoluzioni. Lo sono per quello che penso, per il mio modo di camminare nel mondo. E lo è tutta la mia famiglia, anche mio padre e mio fratello, mia mamma poi era una sessantottina”.
Donne e premi? “È un discorso sicuramente delicato. La meritocrazia deve esistere - dice l’attrice - e questo è la cosa più importante che va salvaguardata. Ovvero uguale trattamento per tutti e le quote rosa non devono essere una moda e dire questo premio va dato a una donna perché ora si fa così. Questo è sbagliato perché così si ridicolizza il problema e perché cercando la parità si lascia presupporre un’inferiorità femminile e questo è altrettanto sbagliato”.
Matilda De Angelis, ha girato la miniserie “The Undoing” con Nicole Kidman e Hugh Grant. Cosa cambia lavorare all’estero? “In realtà mi è capitato solo con The Undoing, ed ero allora talmente in ansia schiacciata dalla tensione e dalle star che mi circondavano, come Nicole, che volevo solo fare bene, essere all’altezza e meritare di essere dov’ero. Quello che cambia davvero in una produzione americana è il tempo che viene dedicato a una singola scena. C’è più attenzione perché il cinema viene percepito come un’industria vera e propria”. Attori di riferimento? “In realtà non ne ho. Cerco di mantenere un mio stile, se devo fare due nomi, direi Kate Blanchett e, sul fronte maschile, Joaquin Phoenix”.
Ha già conquistato un David di Donatello, il successo? “È un premio, ma anche una cosa che spaventa. A volte è molto più facile muoversi nella propria comfort zone. Ma bisogna stare attenti e ricordarsi un po’ da dove si viene a sapere dove si va. La paura di perdere il successo fa alzare la posta in gioco come quella di sbagliare ad ogni progetto ti fa mantenere la tensione giusta”. Non è solo un’attrice: “Sono una persona innamorata dell’arte, mi piace la musica e nel tempo libero scrivo poesie. Ho cominciato a cantare molto piccola, suonavo la chitarra, il violino, tutto sempre un po’ male. Poi sono entrata in un gruppo a 16 anni: avevamo un furgoncino e giravamo l’Europa. Sono stata un’artista di strada, spesso all’estero, in vari festival: mi è servito per imparare l’inglese. In tutto quello che faccio ci metto passione, Quando ho fatto la presentatrice a Sanremo ho pensato che avrei potuto smettere di fare l’attrice per fare la presentatrice. Mi chiedo ancora cosa farò da grande, non so se farò l’attrice tutta la vita”, spiega la giovane star.
Tra i suoi film in uscita c’è poi “Il materiale emotivo di Sergio Castellitto “dove interpreto la figlia di Castellitto, una ragazza su sedia a rotelle, sono paraplegica, e anche muta. Recito quindi con metà del corpo e senza voce, un’esperienza formativa quella di reggere un film senza proferire parola”. Per lei poi un altro film girato per Netflix: “E’ ‘Robbing Mussolini’ con la regia di Renato de Maria. La storia di un colpo a una settimana dalla fine della seconda guerra mondiale quando un gruppo di ragazzi e ragazze decide di andare a rubare e il tesoro di Mussolini. Ce la faranno? Non ce la faranno?”.