NEW YORK - Ha iniziato a battere il ritmo quando era ancora nella pancia della madre: muoveva le gambette quando il padre, appassionato di musica, ascoltava o suonava George Benson. Matteo Prefumo nasce a Genova nel 1991 e oggi è un affermato chitarrista e compositore di musica jazz.
“Ho assistito al mio primo concerto a 3 anni – scherza lui –. Era John Scofield, a Sanremo”.
Inizia a suonare jazz da autodidatta, fino a 14 anni. “Andavo a orecchio – continua – senza sapere cosa stessi facendo, a parte voler assomigliare ai miei idoli”. Ovvero, Chick Corea, Chat Baker, Charlie Parker, Gato Barbieri…
Dopodiché studia con maestri privati e, tra il 2014 e il 2017, fa lunghi soggiorni negli Stati Uniti. “Musicalmente è il paese dei balocchi, ogni giorno hai a che fare con i migliori – così ricorda questa esperienza –. Ho conosciuto tante persone e sono pure riuscito a mangiare bene!”.
Non avere frequentato il Conservatorio non è un problema. “Il titolo serve per insegnare, ma la maggior parte dei miei modelli non ha una ‘laurea in jazz’ – dice Prefumo –. Se devo suonare con Herbie Hancock, tanto per fare un nome, lui non controlla il titolo, ma quello che hai da dire, cosa sai fare”.

Matteo Prefumo con il saxofonista Seamus Blake. (foto: Enrico Rolandi)
E quello che sa fare, Matteo, l’ha dimostrato. Il riconoscimento gli è arrivato proprio dagli Stati Uniti, che tanto hanno contribuito alla sua formazione.
Quest’anno ha vinto il prestigioso Grand Prize al Made in New York Jazz Competition 2025, con la una composizione originale, A New Beginning, eseguita insieme a Tony Tixier (pianoforte), Josh Ginsburg (contrabbasso) e Francesco Ciniglio (batteria). Una squadra ormai affiatata, a cui di tanto in tanto si aggiunge il saxofonista Seamus Black.
“E pensare che mi ero iscritto al concorso per caso, una sera in cui non avevo niente da fare e girovagavo in Internet!” ammette Matteo.
Nel dicembre 2024 era già stato premiato con lo Isjac Rule Beasley Prize in Jazz Leadsheet Composition per il brano The Way It Is!, eseguito in anteprima durante il tour con il gruppo americano del vibrafonista Joe Locke, con Jim Ridl al pianoforte, Lorin Cohen al contrabbasso e Vladimir Kostadinovic alla batteria. Si tratta di un premio è assegnato dalla International Society of Jazz Arrangers & Composers (Isjac), presieduta dal celebre pianista, arrangiatore e vincitore di Grammy John Beasley.

Con George Benson, uno dei suoi miti.
Malgrado questi risultati, Prefumo non ha la sensazione di essere arrivato. “Non ho mai pensato di avere in mano il pezzo o l’esecuzione perfetta – ammette –. Ma quando suono con musicisti che prima ascoltavo e basta, mi dico che è un bel segnale”. Che non significa smettere di studiare.
Oggi la sua priorità è comporre. “Bisogna ascoltare tanto – afferma –. Poi ognuno trova la sua personalità, i modi diversi di vedere e interpretare un brano”.
A 34 anni, non si sente nemmeno un enfant prodige del settore, dal momento che per i musicisti jazz l’età più prolifica è tra i 20 e i 30 anni.
Eppure, guardandosi indietro, ne ha fatta di strada quel bambino che, con la sua prima chitarra giocatolo tra le mani, cercava di strapparle note per imitare la sonorità di un genere musicale complesso, cerebrale, spesso ostile.
“Attenzione, la complessità dell’ascolto del jazz spesso è un mito – conclude –. Il meglio che esiste in questo genere, anche quando è difficile in termini compositivi, è quasi sempre molto semplice all’orecchio, per un pubblico non istruito dal punto di vista musicale Quando nasce, all’inizio del ‘900, era considerato la pop music della sua epoca. Anche nella musica di Stevie Wonder, per capirci, c’è tanto jazz”.