NAPOLI - Sono state le indagini dei carabinieri a fare luce sull’omicidio di Emanuele Durante, 20enne ucciso nel capoluogo regionale campano il 25 marzo scorso. Sono stati arrestati i due presunti autori e il presunto mandante del delitto, maturato dopo l’assassinio del 15enne Emanuele Tufano. Sedici persone arrestate, tra cui sei minorenni, per due fatti di sangue distinti ma collegati tra loro: è il bilancio di tre diverse ordinanze di custodia cautelare eseguite a Napoli dai poliziotti della Squadra mobile e dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale. È stato chiaro da subito, ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri napoletani Biagio Storniolo, come “un fil rouge unisse i due casi”. L’omicidio di Durante sarebbe, infatti, premeditato e legato a una faida interna al gruppo camorristico della Sanità. Come ha riferito Andrea Leo, comandante del reparto operativo dei carabinieri di Napoli, ci si è resi conto che “Durante aveva partecipato all’evento di fuoco durante il quale è morto Tufano. All’interno del clan della Sanità avviene una sorta d’indagine interna in cui si viene a ricercare chi effettivamente ha sparato a Tufano. Non possiamo dire che sia stato Durante, non è un dato accertato, e probabilmente non è stato lui a colpire Tufano, ma l’indagine interna fatta dal clan porta alla commissione di questo agguato”.
Le indagini, frutto del coordinamento investigativo tra le due procure, si riferiscono all’omicidio del 15enne Emanuele Tufano, avvenuto lo scorso 24 ottobre, e a quello di Emanuele Durante del 15 marzo scorso, entrambi commessi con metodo tipicamente camorristico. Le attività investigative della Squadra mobile napoletana hanno consentito di accertare che Tufano è stato ucciso nel corso di un conflitto a fuoco, iniziato in via Antonietta De Pace e conclusosi in via Carminiello al Mercato, tra due gruppi contrapposti di giovani, alcuni dei quali minorenni, provenienti dai quartieri Sanità e Mercato che, con le tipiche modalità della criminalità organizzata, si sono affrontati utilizzando almeno cinque armi ed esplodendo gli uni contro gli altri, ad altezza d’uomo e con l’intenzione di uccidere, numerosi colpi e, per un errore nell’uso dei mezzi di esecuzione, Tufano era stato ucciso da uno dei componenti del suo stesso gruppo della Sanità. Un conflitto armato, secondo le indagini, maturato nell’ambito di contrasti tra gruppi criminali emergenti intenzionati ad acquisire il potere egemonico su diversi quartieri cittadini, mediante atti dimostrativi di supremazia criminale e controllo violento del territorio.
In merito all’omicidio di Emanuele Durante, invece, le indagini compiute dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando provinciale del capoluogo regionale hanno permesso di identificarne i due presunti autori e di dimostrare che l’uccisione del 20enne è strettamente correlata alla morte di Tufano. Secondo quanto ricostruito, “l’omicidio del giovane era stato stato deciso, approvato e attuato da persone appartenenti al gruppo camorristico Sequino del quartiere Sanità, recentemente ricostituitosi per il ritorno in libertà di una serie di affiliati, tra i quali l’indagato Salvatore Pellecchia, scarcerato il 22 gennaio scorso, figlio di Silvestro Pellecchia, fratello di Maria Grazia Pellecchia, madre di Emanuele Tufano”.