WASHINGTON – Melania Trump a favore dell’aborto ma anche per una politica più umana ed empatica verso i migranti. Lo rivela l’ex first lady nella sua nuova, esplosiva autobiografia - in uscita questa settimana - confermando la sua posizione a favore dell’interruzione di gravidanza anche in un video su X.

Una mossa che per i media si presta ad una duplice lettura, mentre Kamala Harris vola nello stato in bilico del Wisconsin per fare campagna con l’ex deputata repubblicana Liz Cheney a Ripon, la culla del Grand Old Party.

C’è chi vede un tentativo di aiutare il marito a recuperare terreno con l’elettorato femminile su un tema cruciale nel voto di novembre. C’è chi invece vi legge una presa di distanza politica che rischia di indebolire il tycoon, che ha sempre corso su una piattaforma anti aborto, anche se negli ultimi mesi ha attenuato la sua posizione: se eletto, ha promesso, non firmerà alcun bando nazionale ma lascerà ogni scelta agli stati, come deciso dalla corte suprema che ha cancellato la storica Roe v. Wade grazie alla maggioranza conservatrice da lui cementata. 

Ma le parole di Melania sembrano andare ben oltre, scavando un solco tra lei, il marito e gran parte del partito. E suscitando l’ira della base evangelica pro choice. “È fondamentale garantire che le donne abbiano autonomia nel decidere la loro preferenza di avere figli, in base alle proprie convinzioni, libere da qualsiasi intervento o pressione da parte del governo”, scrive l’ex first lady.

“Perché - prosegue - qualcuno diverso dalla donna stessa dovrebbe avere il potere di determinare cosa fare con il proprio corpo? Il diritto fondamentale di una donna alla libertà individuale, alla propria vita, le garantisce l’autorità di interrompere la gravidanza se lo desidera. Limitare il diritto di una donna di scegliere se interrompere una gravidanza indesiderata equivale a negarle il controllo sul proprio corpo. Ho portato questa convinzione con me per tutta la mia vita adulta”.

Melania elenca le “legittime ragioni” per abortire: il pericolo di vita per la madre, lo stupro e l’incesto, ma anche un difetto congenito alla nascita o gravi condizioni mediche. E ammette l’interruzione di gravidanza tardiva se necessario. “Come comunità dovremmo abbracciare questi standard di buon senso”, sottolinea, ammonendo che “lo stigma culturale associato all’aborto deve essere eliminato”. E se Trump voterà ‘no’ al referendum pro aborto in Florida, lei - a giudicare dalle sue parole - voterà ‘sì’.

Nelle sue memorie, Melania rivela anche di aver costretto il marito ad abbandonare la sua politica di immigrazione dura, definendo “inaccettabili” le separazioni dei bambini dai genitori al confine col Messico, in base alla politica di “tolleranza zero” della sua amministrazione.

E si dice “solidale con tutti coloro che desiderano trovare una vita migliore in questo Paese”, comprendendo “intimamente, come immigrata, il necessario, seppur arduo, processo per diventare legalmente un’americana”: un’empatia che apparentemente sconfessa l’approccio offensivo e discriminatorio del marito, che proprio oggi ha minacciato di togliere persino lo stato legale ai migranti haitiani.

Intanto in Wisconsin è apparsa una “strana coppia”: Harris in campagna con Liz Cheney, l’ex deputata repubblicana cacciata dal partito per aver votato l’impeachment di Trump per l’assalto al Capitol e che ora - insieme al padre Dick, potente vicepresidente con George W. Bush, e ad altri conservatori - le ha dato l’endorsement contro la “minaccia democratica” del tycoon. 

“Chiunque abbia fatto cose come l’assalto al Capitol non potrà mai più essere ritenuto degno del potere. Dobbiamo sconfiggere Trump il 5 novembre”, ha scandito Liz Cheney aprendo il comizio di Kamala Harris. “Non ho mai votato per un democratico, ma quest’anno voterò con orgoglio per Kamala Harris: so che sarà in grado di ispirare tutti gli americani e di unire questa nazione”, ha detto la Cheney tra applausi e cori della folla (“Thank you Liz”).

“Mentre ci incontriamo qui oggi, la nostra repubblica si trova ad affrontare una minaccia senza precedenti”, ha ammonito. “Ogni presidente nella storia degli Stati Uniti ha adempiuto al proprio dovere di supervisionare la pacifica transizione del potere. Ogni presidente tranne Donald Trump. Aiutateci quindi a raddrizzare la rotta della democrazia”, ha concluso Liz Cheney.