MELBOURNE - Lo scorso 29 ottobre, Shaymaa Oun Ghazi Zuhaira, 41 anni, perdette il controllo del suo SUV mentre usciva da un parcheggio in parallelo, montando sul marciapiede, abbattendo la recinzione della scuola e travolgendo un tavolo da picnic dove sedevano cinque bambini.
L’impatto fu devastante: l’undicenne Jack Davey morì sul colpo, mentre tre suoi compagni riportavano lesioni gravi. La donna ha spiegato di aver confuso il pedale dell’acceleratore con quello del freno, ma non è stata in grado di fornire ulteriori motivazioni. Il magistrato Vincenzo Caltabiano ha respinto l’ipotesi che uno stato di turbamento emotivo, dovuto a un colloquio scolastico precedente all’incidente, potesse aver compromesso la sua lucidità alla guida.
Oggi, Zuhaira è stata condannata per guida imprudente: una multa di 2mila dollari, la cancellazione della patente e la sospensione dalla guida per due anni. Una pena che i genitori di Jack hanno definito “un insulto”.
All’esterno del tribunale, il padre, Michael Davey, ha chiesto un riesame delle leggi del Victoria in materia di circolazione stradale, sottolineando la necessità di introdurre un reato specifico per casi come questo: “È inaccettabile che non esista un’accusa più grave di guida imprudente quando si perde la vita di un bambino”. L’uomo ha chiesto inoltre una revisione delle modalità di rilascio e controllo delle patenti per i conducenti sopra i 25 anni.
Con voce rotta dall’emozione, ha ricordato come il dolore per la perdita del figlio lo accompagni ogni giorno. In aula ha raccontato di aver passato il suo compleanno e la festa del papà al cimitero di Springvale, disteso sulla tomba di Jack, “pregando per un segno dall’aldilà”. Sua moglie Jayde ha ribadito: “Le accuse non riflettono l’esito. È come se la vita di nostro figlio non contasse”.
Il magistrato Caltabiano ha riconosciuto la gravità della vicenda, precisando però che la sentenza non poteva in alcun modo essere equiparata al valore di una vita umana. “È un caso tragico, e nulla di quanto disposto potrà cancellarne le conseguenze”.
Il caso ha riacceso il dibattito sulle pene previste per chi guida in maniera negligente, con sempre più voci che chiedono riforme legislative per garantire maggiore sicurezza ai bambini e pene più severe per chi mette a rischio vite innocenti.