ROMA - Ne ha un po’ per tutti, Giorgia Meloni, nei suoi passaggi televisivi su Rai 1, intervistata da Bruno Vespa, prima a Cinque minuti, e poi nel salotto di Porta a porta.

Sulle ultime notizie legate ai ‘dossieraggi’, la presidente del Consiglio ha una posizione ben chiara: “Bisogna mettere fine a questo schifo. Penso che in questa nazione esista ormai un mercato delle informazioni: come una volta venivano rubati i gioielli in casa delle persone, oggi accade con le informazioni sensibili. Continuiamo a vedere casi di ogni genere. Adesso c’è un caso a Milano; pare che ci sia un altro a Roma”, ha detto la Premier. 
“La cosa più importante - ha proseguito - riguarda l’infedeltà dei funzionari. L’hackeraggio non è il tema più importante: le nostre banche dati non sono violate da estranei ma da funzionari dello Stato che dovrebbero proteggerle e invece usano il loro potere per fare altro con quei dati. È inaccettabile. Bisogna essere implacabili e non lo dico solo per loro ma anche per chi ha il dovere della vigilanza, perché è inaccettabile anche che i loro superiori non lo sappiano”.

Inevitabile, vista l’attualità delle ultime ore, parlare anche di migranti e di contrasto alla tratta di esseri umani, “le argomentazioni con cui il Tribunale di Bologna chiede alla Corte di giustizia europea l’autorizzazione a disapplicare l’ennesima legge italiana”, in merito all’hub in Albania, secondo il capo di governo hanno più il sapore di “un volantino propagandistico che di un atto da tribunale”. 

Dalla presidente del Consiglio, come detto, uno sguardo su tutto ciò che sta accadendo in Italia, un commento, quindi, anche sul settore automobilistico che in Italia sta scontando pesantemente le difficoltà che sta attraversando il gruppo Stellantis: “[John Elkann poteva evitare] una mancanza di rispetto verso il Parlamento”, parlando del rifiuto di Elkann di concedersi per un’audizione in Commissione . “Elkann – ha osservato Meloni – non ha detto solo di no al Parlamento: ha detto ‘no’ perché io aspetto il ‘tavolo del governo’. Fermo restando che temo che a John Elkann sfuggano le fondamentali della Repubblica italiana, perché sono due cose completamente diverse il tavolo a Palazzo Chigi e la richiesta di audizione da parte del Parlamento, questa mancanza di rispetto verso il Parlamento io me la sarei evitata”. “Poi - ha continuato Meloni - noi dei tavoli con Stellantis ne abbiamo fatti diversi. Ma quei tavoli non hanno portato agli accordi di sviluppo che di solito chiudono questi tavoli”. “Noi continueremo il dialogo [con Stellantis] come facciamo con tutti, senza sudditanza e senza condizionamenti”.

Un passaggio anche sullo sciopero generale proclamato, per il prossimo 29 novembre, da Cgil e Uil una situazione dove Giorgia Meloni, non senza una certa ironia, ritiene che, da parte dei due sindacati, ci sia “un piccolissimo pregiudizio”.

Di stretta attualità anche le recenti elezioni regionali in Liguria, che hanno portato alla vittoria del candidato del centrodestra, Marco Bucci: “Da quando c’è questo governo abbiamo votato in 11 tra Regioni e Province autonome. È finita 11-1; poi si è votato alle Europee. Direi che un’idea su quale sia la maggioranza nazionale ce la siamo fatta”.