ROMA - “Vado a votare, non ritiro la scheda; è una delle opzioni”. La premier Giorgia Meloni andrà fisicamente alle urne il giorno dei referendum su lavoro e cittadinanza ma non ritirerà le schede.
La presa di posizione della presidente del Consiglio fa andare su tutte le furie le opposizioni che la definiscono una scelta “vergognosa” e “blasfema”, una sorta di contraddizione in termini che sa di “presa in giro agli italiani”. Ma, nel giorno in cui anche il vicepremier Antonio Tajani fa sapere che si asterrà, Meloni è chiara nella sua indicazione. L’opposizione bolla questa posizione come un “trucco” per “sabotare” il referendum.
A difendere la posizione della Premier c’è Fdi che con Alfredo Antoniozzi ricorda che “tre anni fa il centrosinistra boicottò il referendum sulla giustizia non andando a votare ma nessuno disse niente”. “Noi Moderati ha scelto di rappresentare il No al referendum”, dice Maurizio Lupi che trova, però “strumentali” le polemiche sull’astensione. “A chi oggi ha la memoria corta - dice ancora - consigliamo di leggere le rassegne stampa di pochi anni fa con gli inviti all’astensione fatti da autorevoli esponenti del centrosinistra, alcuni che ancora siedono in Parlamento”.
Quella contro il raggiungimento del quorum è una legittima posizione “politica”, puntualizza il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. “L’astensione è una forma di partecipazione al voto: il referendum la prevede altrimenti non ci sarebbe il quorum. Il suo raggiungimento è un obiettivo politico; non raggiungerlo è una scelta politica come le altre”.
“Quella di non prendere il foglio per votare - specifica il Viminale - è una scelta legittima ma che non ha alcuna incidenza ai fini del quorum che prevede, per la validità, che si siano espressi almeno il 50% più uno degli elettori aventi diritto”. “L’elettore può astenersi dalla partecipazione al voto per uno o più di essi e quindi può legittimamente ritirare la scheda per alcuni referendum e rifiutarla per altri. Gli scrutatori prendono nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, dei referendum cui il predetto non partecipa e per i quali non può quindi essere considerato come votante”.
“Per un corretto computo del numero effettivo dei votanti per ciascun referendum - si precisa - qualora il seggio abbia già ‘registrato’ l’elettore nella lista sezionale e/o nel registro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad esempio, con la dicitura ‘non votante’)”.