MIAMI - La trasferta americana della premier Giorgia Meloni è durata cinque ore e si è svolta nella residenza privata di Donald Trump di Mar-a-Lago, a West Palm Beach. Nessun commento ufficiale, se non una foto diffusa sui social che ritrae la presidente del Consiglio sorridente con il presidente eletto e la scritta: “Bella serata, lo ringrazio per l’accoglienza. Pronti a lavorare insieme”.
Un post che suona come una risposta alle parole di elogio che aveva usato Trump definendola - secondo quanto raccontato dal Wall Street Journal - “una donna fantastica” che “ha davvero preso d’assalto l’Europa”.
Il riserbo sull’esito dell’incontro nasce dalla delicatezza dei temi trattati, a partire dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente fino alla questione dei dazi e l’appoggio a Starlink, il servizio di Internet satellitare ad alta velocità di Elon Musk.
Quello che probabilmente ha portato Meloni - secondo quanto riportato dal New York Times - ad abbandonare un approccio diplomatico e “premere aggressivamente” perché il dossier fosse in cima al tavolo, è la detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Teheran.
La vicenda della giornalista italiana, infatti, si intreccia con quella dell’iraniano Mohammad Abedini Najafabadi (attualmente a Milano, nel carcere di Opera, su mandato statunitense), per cui Washington chiede l’estradizione.
La data ufficiale dell’incontro tra la premier e il tycoon era il 20 gennaio, giorno del giuramento di Trump a Washington, ma a sconvolgere l’agenda di Meloni potrebbe aver inciso la decisione dei giudici della Corte di appello di Milano di fissare prima di quel giorno - il 15 gennaio - l’udienza per la decisione sui domiciliari a Najafabadi.
A questo va aggiunto che la prossima settimana arriverà a Roma Joe Biden per incontrare il Papa, il presidente Sergio Mattarella e la stessa Meloni. Anche con lui sicuramente il caso Sala sarà uno degli argomenti in agenda, ma è chiaro che l’inquilino uscente della Casa Bianca non sia più considerato l’interlocutore principale con cui affrontare il tema.
Convitato di pietra del viaggio a Mar-A-Lago è Elon Musk, il patron di Tesla, che non compare mai nelle foto e nei video ufficiali insieme a Meloni e Trump, ma dai post su X è evidente il ruolo chiave che ha avuto nell’organizzare il faccia a faccia.
Con il presidente Usa e la premier italiana si sono invece visti diversi esponenti della futura amministrazione statunitense, dal futuro segretario di Stato Marco Rubio che ha definito Meloni “un grande alleato e un forte leader”, al futuro segretario al Tesoro, Scott Bessent.
Presenti anche il prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz e quello che sarà il nuovo ambasciatore Usa in Italia, Tilman Fertitta. Una formazione che fotografa l’importanza riservata all’ospite italiana.
Nella residenza c’erano anche numerosi sostenitori del presidente entrante, come l’ex sindaco di New York, Rudy Giuliani, invitati alla proiezione del documentario The Eastman Dilemma: Lawfare or Justice, incentrato sui ricorsi nelle elezioni del 2020 con un focus sugli sforzi dell’avvocato John Eastman per dimostrare i brogli denunciati da Trump.