ROMA – Come da consuetudine, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha presentato al Senato e alla Camera dei deputati le comunicazioni, in vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. 

Durante le comunicazioni in Senato, Meloni ha ammonito i presenti sottolineando che “l’Europa di domani non può essere uguale a quella di ieri e di oggi; deve cambiare, ripensare completamente le sue priorità, il suo approccio, la sua postura”.

La Premier ha invitato i senatori a chiedersi quale futuro vogliano per l’Europa, perché “la centralità del nostro continente non è scontata”. “Il mondo in cui troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito - ha rilanciato -; non possiamo perdere l’occasione storica che questa nuova legislatura ci offre”. 

L’auspicio di Meloni è che l’Europa non diventi un “gigante burocratico con molte regole” e che si possa “invertire radicalmente questa tendenza, concentrandoci sulla visione e sugli strumenti necessari a realizzare quella visione”.

“È quello che i cittadini ci hanno chiesto con il loro voto, e fedeli come siamo alla sovranità popolare intendiamo dare seguito a questa indicazione. Ecco lo spirito con il quale il governo italiano intende affrontare la legislatura europea che si è appena aperta”, ha concluso.

L’indicazione di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione europea riconfermerebbe, secondo la visione della Premier, “la ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in un momento in cui tutto intorno a noi è instabile”.

“Mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato per la nostra nazione possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi. Ci sono momenti - ha aggiunto - in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte: mi auguro che sia uno di questi senza distinguo e senza tentennamenti”.

“In Italia facciamo opposizione a Fitto, ma sapremo comportarci di conseguenza difendendo gli interessi italiani in quel consesso”, ha replicato Alessandro Alfieri, senatore del Pd, sottolineando che il voto del suo partito “sarà sempre nell’interesse dell’Italia e sapremo comportarci in maniera diversa da come avete fatto voi chiamando la piazza” e ricordando che Meloni il 5 settembre 2019 chiamò la piazza contro la nomina di Gentiloni a commissario Ue.

“Per amore di verità, noi non accettiamo lezioni di stile, noi sappiamo come comportarci”, ha concluso. Nelle sue comunicazioni la Premier ha spiegato che la delega al Pnrr del commissario Raffaele Fitto dovrà essere esercitata congiuntamente con il commissario Dombrovskis, come da indicazioni di Ursula von der Leyen.

“Qualcuno ha letto in questo affiancamento una ipoteca rigorista - ha commentato la Premier - ma questa collaborazione di carattere paritario rappresenta piuttosto un’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria maggiore flessibilità negli investimenti, una posizione storicamente italiana che ha trovato un primo parziale accoglimento nella riforma del Patto di stabilità”.

“È inutile che venga a darsi delle pacche sulle spalle da sola sul portafoglio che è stato offerto a Fitto - ha obiettato la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein -, perché la realtà è che non avremo più il portafoglio economico che discute gli investimenti comuni europei, ma quello sulla coesione che nessuno mette in discussione, mentre i suoi alleati vogliono bloccare quegli investimenti comuni e lei fa spallucce”.

Facendo eco al senatore Alfieri, Schlein ha poi tirato in ballo la vicenda della nomina di Gentiloni, accusando l’avversaria: “Non siamo come voi; valuteremo attentamente le audizioni di tutti i candidati commissari, Fitto compreso, ma non pensi di salire in cattedra a dare delle lezioni, perché lei chiamò una piazza contro Gentiloni”. 

Meloni, durante il suo intervento, ha anche fatto sapere che “il Consiglio europeo ribadirà il proprio sostegno alla causa ucraina per costruire una pace giusta e duratura e aiutarla a guardare a un futuro di prosperità e di benessere”.

“Difenderla è nell’interesse dell’Italia e dell’Europa”. Rispetto alla situazione medio-orientale, la Premier si è detta preoccupata, ma anche fermamente convinta che “non si possa considerare accettabile” che l’Esercito israeliano colpisca le postazioni Unifil.

“È la posizione che l’Italia ha assunto a tutti i livelli e io stessa ho ribadito a Netanyahu – ha detto -. Pretendiamo che sia garantita la sicurezza dei nostri soldati”. Gli atti portati avanti dall’Esercito israeliano sono una palese violazione della risoluzione 1701 dell’Onu”, ha aggiunto.

“Oggi la posizione del governo israeliano è un ritiro della missione Unifil: credo che un ritiro su richiesta unilaterale sarebbe un grave errore; minerebbe la credibilità della missione stessa e dell’Onu e penso che i nostri soldati saranno preziosi anche quando riusciremo a ottenere un cessate il fuoco”, ha concluso Meloni prima di annunciare alla stampa che venerdì si recherà in visita in Libano.

Cambiando argomento, il presidente del Consiglio ha anche affrontato il tema della transizione all’ecologico, sostenendo che “l’approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e ha sostenuto finora lo sviluppo del Green Deal europeo ha creato effetti disastrosi”.

“Perché non è vero che per difendere l’ambiente e la natura l’unica strada percorribile sia quella tracciata da una minoranza palesemente ideologizzata”.

Meloni ha ribadito nelle comunicazioni al Senato la posizione critica sul tema, sottolineando che “inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è, semplicemente, un suicidio”.

“Non c’è nulla di verde in un deserto, e nessuna transizione verde, alla quale guardiamo con favore, è possibile in una economia in ginocchio”, ha precisato.