ROMA - La premier Giorgia Meloni ha avuto un colloquio telefonico con Renato Sala, padre della giornalista Cecilia Sala, detenuta in Iran, e ha incontrato a Palazzo Chigi la madre, Elisabetta Vernoni.  

L’incontro, durato circa un’ora, è stato seguito da una nota di Palazzo Chigi in cui si ribadisce “il massimo impegno presso le autorità iraniane per l’immediata liberazione della reporter” e, in attesa di questa, “per un trattamento rispettoso della dignità umana”. 

Vernoni ha raccontato che l’incontro con la premier è stato “più preciso e puntuale” rispetto ai precedenti e che Meloni “ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre”.  

Si è detta quindi soddisfatta e fiduciosa dell’azione del governo. Ha poi denunciato le difficili condizioni di detenzione della figlia, che dormirebbe per terra e senza un cuscino. “Le condizioni carcerarie devono essere quelle che non la segnino per tutta la vita. Cecilia è un’eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini”, ha aggiunto. 

La madre ha anche confermato di aver ricevuto, ieri, una seconda telefonata, dopo la prima nella quale la figlia le comunicava di essere stata arrestata. Quella di ieri è arrivata inaspettata, “un regalo”, ha detto Vernoni, chiedendo che Cecilia possa ricevere visite consolari e generi di conforto, finora negati. 

Sui possibili tempi indicati per una soluzione ha chiarito di attendere notizie più precise e ha concluso il resoconto dichiarando: “Questo incontro mi ha aiutato, c’era il bisogno di guardarsi negli occhi (con la premier Meloni), anche tra mamme, su cose di questo genere”. 

Nel frattempo, l’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, ha incontrato questa mattina alla Farnesina il segretario generale Riccardo Guariglia, su indicazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani.  

Durante il colloquio, l’ambasciatore ha sottolineato che fin dall’arresto di Cecilia Sala sono state garantite tutte le agevolazioni necessarie, “tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari e l’accesso consolare dell’ambasciata italiana a Teheran”, e ha lasciato intendere che per questo il governo di Teheran si aspetta dall’Italia un’accelerazione nella liberazione del cittadino iraniano Mohammad Abedini, attualmente detenuto nel carcere di Milano su richiesta delle autorità americane. 

L’ambasciata iraniana sostiene che Abedini sarebbe stato trattenuto in Italia con false accuse e questo proposito richiede non solo un trattamento equo e conforme alle convenzioni internazionali per Abedini, ma anche “un sostegno attivo da parte dell’Italia per facilitare il suo rilascio”.  

L’ambasciatore ha inoltre sottolineato che l’approccio iraniano nei confronti di Cecilia Sala è stato ispirato a principi umanitari e a una tradizione di rispetto per le festività cristiane, come dimostrato dall’autorizzazione concessa per i contatti con i familiari durante il periodo natalizio. 

La Farnesina, da parte sua, ha respinto le accuse di negligenza nei confronti di Abedini, sottolineando che “a tutti i detenuti è garantita parità di trattamento nel rispetto delle leggi italiane e delle convenzioni internazionali”.  

Durante l’incontro, Riccardo Guariglia ha chiesto nuovamente “l’immediata liberazione” di Cecilia Sala, giunta in Iran con regolare visto giornalistico, e ha ribadito la necessità di garantire condizioni di detenzione dignitose e piena assistenza consolare. Palazzo Chigi ha inoltre confermato che il governo continuerà a lavorare con determinazione per il rientro della giornalista, pur mantenendo il rispetto delle leggi e delle procedure nazionali e internazionali nel caso di Abedini, che quindi rimane in carcere. 

La vicenda continua a destare preoccupazione anche a livello europeo, e l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, chiede la liberazione, dichiarando che “nessuno dovrebbe essere trattenuto per aver fatto il proprio lavoro. Il giornalismo non è un reato”.